Ei fu Napoleone: dalle imprese all'esilio, la vita del "Grande Corso"
La vita e le imprese di Napoleone Bonaparte, imperatore dei Francesi e re d'Italia.
Simbolo della grandeur francese, proprio lui che francese di sangue non era e che non si sentiva nemmeno tale, almeno in gioventù. Genio militare senza pari, protagonista di oltre venti anni di campagne in Europa, ma anche illuminato legislatore, in una complicata epoca segnata dagli sconvolgimenti della Rivoluzione francese. Nel mondo occidentale, solo la figura di Giulio Cesare è paragonabile a quella di Napoleone Bonaparte, che non a caso dà il nome a un periodo (età napoleonica) della storia contemporanea. All’indomani della sua morte nel 1821, Alessandro Manzoni gli dedicò l’ode Il cinque maggio, con i versi: «Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza». Non ci rimane che ripercorrere la vita del “Grande Corso”.
La rapida carriera militare
Napoleone Bonaparte nasce il 15 agosto 1769 ad Ajaccio, in Corsica, da una famiglia della piccola nobiltà italiana, a poco più di un anno dal trattato con cui la Repubblica di Genova ha ceduto l’isola alla Francia. Dopo gli studi in prestigiosi istituti transalpini, frequentati dai rampolli delle famiglie aristocratiche d’Oltralpe, termina la sua formazione nella Regia Scuola Militare di Parigi. Nominato sottotenente di artiglieria a soli 16 anni, scala rapidamente i ranghi dell’esercito. Nel 1793, in piena Rivoluzione Francese, ha un ruolo decisivo nella riconquista di Tolone, occupata dagli inglesi, e viene premiato con la nomina a generale di brigata. Caduto in disgrazia dopo la morte di Robespierre (viene persino arrestato con l’accusa di spionaggio), si risolleva quando Barras gli affida nel 1795 l’incarico di reprimere i gruppi realisti che mirano alla restaurazione della monarchia.
La prima campagna d’Italia
La stella di Napoleone comincia a brillare con la prima campagna d’Italia, che ne mette in luce il genio militare. Nonostante l'inferiorità numerica e logistica, mandato a operare su un fronte ritenuto secondario, il 27enne generale corso sbaraglia ripetutamente le forze austriache, piemontesi e venete: il 15 maggio 1796 entra a Milano, accolto come un liberatore. La campagna d’Italia, durante la quale nasce Repubblica Cisalpina, termina l’anno successivo con il Trattato di Campoformio.
L’Egitto e la presa del potere
Per tagliare le vie del commercio britannico con l’Oriente, nel 1798 il Direttorio gli affida il compito di conquistare l’Egitto: vince le battaglie a terra, ma la sua flotta viene spazzata via dall’ammiraglio inglese Horatio Nelson. Nel frattempo, gli austriaci si sono rifatti sotto in Italia e in Francia è in corso una grave crisi politica. Bonaparte rientra a Parigi e, con il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), pone fine al Direttorio e istituisce il Consolato, retto da un triumvirato. Designato “primo console”, Napoleone è in realtà primus inter pares e assume di fatto il potere. Genio militare ma anche grande legislatore.
Imperatore di Francia
Preso il potere, Napoleone ricomincia subito le sue vittoriose campagne militari. Nel 1800, sconfiggendo gli austriaci a Marengo, riprende possesso dell'Italia (di cui sarà re dal 1805 al 1814), mentre nel 1802 sigla la pace di Amiens con la Gran Bretagna. Diventato nel frattempo console a vita, Bonaparte è ormai il sovrano assoluto della Francia: il 2 dicembre 1804, nella cattedrale di Notre-Dame e alla presenza di papa Pio VII, viene incoronato imperatore. Nello stesso anno viene varato il Codice Napoleonico, il codice civile attualmente in vigore in Francia.
Le guerre napoleoniche
Il periodo che va dal 1805 al 1814 è quello delle cosiddette guerre napoleoniche, che vede la Francia in costante conflitto con le varie potenze europee, riunite in coalizioni sempre sostenute dal Regno Unito. Bonaparte sconfigge gli austriaci e i russi ad Austerlitz (1805), la Prussia a Jena (1806) e la Spagna (1808) nella penisola iberica, ma la spettacolare vittoria britannica nella battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805) gli impedisce di invadere l’Inghilterra.
Le disfatte in Russia e a Lipsia
L’Impero Francese è al culmine e nel 1812, convinto di essere imbattibile (almeno su terra), Napoleone attacca la Russia. L’azzardo si rivela una disfatta clamorosa. All’inseguimento dell’esercito dello zar che continua a ritirarsi verso est, i francesi raggiungono Mosca, ma trovano solo terra bruciata e sono risucchiati dal freddo. Di 600 mila soldati, ne tornano in patria appena 100 mila. Abbandonata precipitosamente la Russia, nell’ottobre del 1813 Napoleone viene sconfitto a Lipsia nella “battaglia delle nazioni”, lo scontro più grande, in termini di forze impegnate e di perdite subite dalle due parti: da una parte l’Impero Francese, dall’altra l’ennesima coalizione formata da Russia, Austria, Prussia e Svezia. A marzo 1814 gli eserciti alleati occupano Parigi e a Bonaparte non rimane che l’abdicazione.
Il confino all’isola d’Elba e i Cento Giorni
Napoleone viene confinato all’Elba, dove regna per dieci mesi con il titolo di principe, abitando tra la Palazzina dei Mulini di Portoferraio e la residenza di campagna Villa San Martino. L’esilio dura dieci mesi: abbandonata furtivamente l’isola, il 1° marzo 1815 sbarca nel golfo di Cannes accolto con entusiasmo dal popolo francese. È l’inizio dei cosiddetti Cento Giorni, breve periodo nel quale riesce a riprendere il potere prima della definitiva sconfitta.
Waterloo e l’esilio a Sant’Elena
Raccolto un esercito, il redivivo Bonaparte affronta quella che sarà la sua ultima battaglia a Waterloo, contro la settima coalizione. È una disfatta che segna la definita sconfitta di Napoleone, il quale viene esiliato di nuovo, ma stavolta nella remota isola di Sant’Elena, sperduta in mezzo all’oceano Atlantico. All’indomani di Waterloo, con la Restaurazione il congresso di Vienna ristabilisce in Europa i regni pre-napoleonici. Bonaparte vivrà a Sant’Elena gli ultimi anni, fino alla morte che sopraggiunge il 5 maggio 1821.
Matteo Innocenti