Femminismo e femminismi: facciamo chiarezza

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Tutto quello che c'è da sapere sul femminismo: origini, battaglie, correnti ed evoluzione.

Il femminismo è un movimento che da fine Ottocento ha invaso le piazze e fatto sentire la voce delle donne. Ancora oggi, pur in forme diverse, l'attivismo legato alle teorie femministe continua ad essere agito per rivendicare diritti sociali, politici ed economici legati alla vita delle donne e di tutte le personalità vicine a questo spettro di genere, pur appartenenti alla comunità LGBT+. Ecco cosa ai intende per femminismo e quali sono le principali derivazioni.

Cos'è il femminismo

Con il termine femminismo si indica un insieme di movimenti sociali, politici e ideologie che puntano a dare forma e affermare l'uguaglianza politica, economica, personale e sociale dei sessi. Non si tratta di una richiesta di maggiore visibilità per le donne: la priorità è quella di creare un equo trattamento e riconoscimento politico, sociale ed economico per entrambi i sessi all'interno della società.

All'interno del femminismo ci sono tre posizioni importanti. La prima è quella che sostiene la parità politica, sociale ed economica tra uomini e donne, sottolineando la discriminazione subita nei secoli da queste ultime. La seconda è legata alla convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante nella definizione dell'identità sociale e nel godimento dei diritti sociopolitici o economici di un soggetto. La terza posizione si rifà agli albori del femminismo, nato durante l'Ottocento, in cui sono stati rivendicati pari diritti e dignità tra donne e uomini, interessandosi anche a dinamiche di oppressioni di genere.

Il termine "femminismo" fa la sua comparsa in Europa poco prima del XX secolo. La parola viene mutuata dalla letteratura medica francese, con cui si indicava un indebolimento del corpo maschile. Successivamente viene utilizzata nel contesto delle mobilitazioni per il diritto di voto in Francia. La prima a usarlo sulla rivista La Citoyenne è Hubertine Auclert nrl 1881. Poi la parola farà la sua comparsa prima in Gran Bretagna e poi negli Stati Uniti.

Le protofemministe

Si parla di protofemminismo per indicare tutte quelle donne che, con la loro vita e il loro comportamento, hanno ispirato i movimenti di fine Ottocento. Si tratta di personalità che, per le idee manifestate, avrebbero potuto essere protagoniste delle manifestazioni femministe moderne. Opponendosi, a modo loro, alla cultura patriarcale, figure come Ipazia di Alessandria o Mary Wollstonecraft sono esempi lampanti di protofemministe.

Ipazia d’Alessandria (350/370-415 d.C.) era una matematica, astronoma e filosofa. A soli 31 anni assunse la guida della Scuola neoplatonica di Alessandria. Ma le sue scoperte e la sua carriera le attirarono l'odio dei cristiani, cui era invisa la dimensione pagana della scuola. Il vescovo Cirillo ne ordinò l'uccisione, ma il suo mito è ancora oggi fortissimo.

Santa Chiara d’Assisi (1194-1253) è stata considerata per molti secoli una religiosa ribelle. Infatti, è diventata fondatrice dell'ordine monastico delle Clarisse, rinunciando a prendere marito. Solo di recente si sta lavorando per slegare la sua figura da quella più imponente di San Francesco d'Assisi, con cui ha avuto un rapporto molto stretto.

Ne Il Secondo Sesso di Simone de Beauvoir si parla di Christine de Pizan (1365-1430 circa), una scrittrice francese che ha avuto un merito importante. È stata la prima a denunciare la misoginia e a parlare della relazione tra i sessi. La sua opera più nota, nata in risposta all'idea di Boccaccio e Jean de Meun (che definivano nei loro testi le donne come essere viziosi per natura), è La città delle dame. Qui diede un immagine di una società utopica abitata da donne virtuose della storia.

La filosofa e teologa Mary Astell (1666-1731) usò le sue opere per dimostrare come l’idea di inferiorità femminile fosse filosoficamente insostenibile. Astell si oppose apertamente al sistema politico teorizzato da John Locke che escludeva le donne. Le sue risposte al filosofo furono raccolte nel saggio Paraphrase and Notes on the first Epistle of St Paul to the Corinthians del 1706.

Ma a ispirare le rivendicazioni femministe di fine ottocento furono due opere. La prima fu la Rivendicazione dei diritti della donna di Mary Wollstonecraft (1759-1797), responsabile della sensibilizzazione in Gran Bretagna. La seconda uscì in Francia. Si intitolò la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina e fu scritta Olympe de Gouges (1748-1793).

La nascita del femminismo moderno

Il femminismo inizia nell'Ottocento. Gli storici dividono questo movimento in tre fasi (dette anche "ondate"). Ad ognuna di esse corrisponde una nuova generazione di donne che ha deciso di lottare per il riconoscimento dei propri diritti.

La prima ondata femminista corrisponde con il movimento delle suffragette, impegnate per il riconoscimento del proprio diritto di voto. Le agitazioni prendono luogo in Gran Bretagna, dove nel 1865 nasce il primo comitato per l'estensione del diritto di voto. Prima, a votare, erano solo gli uomini. Le donne erano relegate in casa, senza sbocchi sulla vita pubblica. Le suffragette iniziano a marciare per questo, chiedendo anche tra uomini e donne nel diritto di famiglia. Ci vogliono quasi cinquant'anni prima che le suffragette possano vedere riconosciute le proprie richieste. In Europa il primo Stato a permettere alle donne di votare è la Finlandia nel 1906, mentre in Gran Bretagna il riconoscimento arriva nel 1918. In Italia le donne ottengono il diritto di voto nel 1945.

La seconda ondata del femminismo coincide con gli anni Sessanta. Il movimento si risveglia in quegli anni negli Stati Uniti. Dopo il boom economico del secondo dopoguerra, le strutture sociali subiscono importanti scossoni. Le donne avevano lavorato in fabbrica durante il conflitto, mentre i mariti erano al fronte, e ora non hanno la minima intenzione di tornare, in silenzio, alle proprie cucine. In questa seconda ondata si parla di sessualità, stupro, violenza domestica, aborto e diritti sul posto di lavoro. Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, le piazze europee vengono invase da donne decise a rivendicare i propri diritti, tra cui aborto e divorzio. La lotta delle femministe della seconda ondata in Italia si concentrarono sul diritto di famiglia, tra cui le pene per il delitto d'onore, abolito solo nel 1981.

La terza ondata si ha negli anni Novanta. Anche se, sulla carta, uomini e donne hanno stessi diritti e opportunità, le discriminazioni non sono affatto scomparse. Si lotta dunque per far riconoscere e ridurre il divario salariale. Si parla delle difficoltà di carriera che le professioniste incontrano. Si chiede anche che le donne possano scegliere di vendere liberamente il proprio corpo per scelta. Si parla di rete di femminismi, che mettono in collegamento diversi Paesi del mondo, tra cui quelli a fede islamiche.

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LaPresse

Quanti tipi di femminismo esistono oggi? Le correnti principali

Il femminismo è nato nel mondo Occidentale, ma ha prestato il suo impianto ideologico anche ad altre battaglie in altri posti del mondo. Se il femminismo occidentale oggi è ancora la corrente dominante di questo movimento, sulla scena si sono affacciate nuove correnti per dare voce a una platea femminile sempre più ampia.

Femminismo occidentale

Il femminismo occidentale oggi è concentrato su diversi temi: identità di genere, discriminazioni, violenza e sessualità. Si parla anche di femminismo intersezionale e si muove sui social. Per questo alcuni lo chiamano femminismo 2.0. Il movimento si batte ancora contro la società patriarcale e la rape culture, la cultura dello stupro che il caso Harvey Weinstein ha contribuito a portare alla luce. Esponenti come Jennifer Guerra sono seguitissime sui social, intercettano il disagio delle e degli adolescenti e li riversano sui social e nei podcast.

Femminismo nero

Il femminismo nero sostiene che il sessismo, l'oppressione di classe e il razzismo sono inestricabilmente correlati tra loro. Chi aderisce a questo movimento, mette in primo piano il razzismo come condizione da superare per poter cancellare anche sessismo e classismo. A far proprio questo messaggio è stato il "The National Black Feminist Organization" (NBFO), fondata nel 1973 da Florynce Kennedy, Margaret Sloan Hunter e Doris Wright. L'organizzazione ha ispirato anche la creazione del Combahee River Collective, che ha sostenuto questa teoria: la liberazione delle donne nere comporta la libertà di tutte le persone, operando per porre termine al razzismo, al sessismo e all'oppressione classista. In un secondo momento il womanismo di Alice Walker ha messo in evidenza come anche il femminismo in sé fosse razzista, dato che si trattava di movimenti di bianchi americani di ceto medio.

Femminismo islamico

Il femminismo islamico mira a valorizzare il ruolo delle donne nell'Islam, riprendendo l'etica paritaria delle fonti del diritto islamico, cioè il Corano e la Sunna. Si manifesta per mettere in discussione l'interpretazione patriarcale degli insegnamenti islamici. L'obiettivo è quello di adattarle alle evoluzioni sociali contemporanee, rendendo uguali tutti i musulmani, a prescindere dal genere. Le femministe islamiche lottano per il riconoscimento dei diritti delle donne, l'uguaglianza di genere e la giustizia sociale. Una delle sue rappresentanti è stata Zaynab al-Ghazali. Gli studiosi lo ritengono un femminismo più radicale di quello occidentale. Le femministe islamiche preferiscono usare il termine "movimento delle donne" (haraka al-nissa'wiyya)".

Femminismo indigeno

Il femminismo indigeno o nativo americano prende piede nel 1974, con la creazione della "Women of All Red Nations" (WARN). I principali fronti di lotta dell'organizzazione sono: la sterilizzazione nelle strutture sanitarie pubbliche, e il tentativo di vendere ai privati l'acqua presente nella Riserva Indiana di Pine Ridge, nel Dakota del Sud. Ma l'ideologia femminista nativa americana si concentra nell'affrontare due temi spesso trascurati. Il primo: il colonialismo propagandato da nazioni occidentali. Il secondo: l'eteropatriarcato veicolato attraverso il colonialismo. Le donne native dunque lottano per liberarsi di due fardelli: il razzismo e il sessismo. In più, questo tipo di femminismo ha messo in rete in nativi con gli indigeni del Guatemala e del Nicaragua.

Altre declinazioni del movimento femminista

Le teorie e i movimenti femministi si sono moltiplicati nel tempo, dando luogo ad altre declinazioni.

Femminismo radicale

Il femminismo radicale mette al centro delle sue rivendicazioni la gerarchia capitalista controllata dai maschi, che considera intrisa di sessismo e che opprime il genere femminile. Il processo di liberazione femminista passa dunque dall'eliminazione del sistema patriarcale, considerato opprimente e dominante. Si pensa che ci sia un'autorità maschile e una struttura di potere responsabili dell'oppressione e della disuguaglianza.

Femminismo marxista

Nelle sue teorizzazioni Karl Marx sosteneva che l'abolizione dell'oppressione di classe fosse il primo passo per cancellare anche l'oppressione di genere. Questo assioma ha dato vita al femminismo marxista. Tuttavia alcune femministe, più vicine alla corrente socialista, tendono a separare i fenomeni di genere da quelli di classe. Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo Clara Zetkin e Eleanor Marx si schierarono contro la demonizzazione degli uomini e sostennero una rivoluzione del proletariato che avrebbe superato il maggior numero di disuguaglianze maschili e femminili.

Ecofemminismo

L'ecofemminismo, o femminismo ambientalista, lega l'ecologia e il femminismo. Al centro del movimento c'è l'idea che i sistemi patriarcali occidentali sfruttino il pianeta e le donne con la stessa modalità oppressive. Le ecofemministe sostengono che gli uomini al potere controllano la terra e quindi sono anche in grado di sfruttarla per il proprio profitto e successo economico. La soluzione per riparare a ingiustizie sociali ed ecologiche è quello di far sì che le donne lavorino per costruire un ambiente sano. L'indiana Vandana Shiva afferma che le donne posseggono una connessione speciale con l'ambiente e ciò attraverso le loro interazioni quotidiane con esso, cosa che è stata però sempre ignorata. Tuttavia, questa concezione ha attirato diverse critiche sul presunto legame mistico tra donne e natura, a discapito di una seria analisi sull'effettiva condizione femminile.

Femminismo scientifico

Se il pensiero di Maria Montessori è associato al suo famoso metodo, esiste un lato meno conosciuto dell'opera della scienziata, che ha influenzato anche il femminismo. Per Montessori l’emancipazione delle donne, la loro istruzione, la formazione e il riconoscimento dei loro diritti erano direttamente collegati a una migliore condizione sociale ed economica. A questa teoria era dedicato il volume Una donna nuova.

Transfemminismo

Sviluppatosi tra la fine del XX secolo e gli inizi del XXI secolo, il transfemminismo è una forma di femminismo teorizzata dalla studiosa e attivista intersessuale Emi Koyam. Nella sua definizione, si tratta di un «movimento fatto da e per le donne trans che vedono la loro liberazione come intrinsecamente legata alla liberazione di tutte le donne e oltre». Quell'oltre segnala l'apertura al mondo queer, intersessuali, uomini trans, donne non-trans, uomini non-trans e altri che appoggiano i bisogni delle donne trans e considerano la loro alleanza con le donne trans essenziale per la loro propria liberazione. Questa apertura prende in considerazione bisogni condivisi, da liberare da oppressione e potenziare con progetti di emancipazione.

Il transfermminismo è finito sotto i riflettori a causa di una polemica innescata da J.K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter. In un post, infatti, ha scritto: «Non mi piegherò di fronte a un movimento che ritengo stia facendo danni dimostrabili nel tentativo di erodere il concetto di “donna” come classe politica e biologica, offrendo protezione ai molestatori come pochi nella storia». In più, ha ironizzato sul fatto che la comunicazione legata al transfemminismo, utilizzasse perifrasi come "Persone che hanno le mestruazioni", attirandosi critiche dal mondo LGBT+.

Il femminismo italiano

Anche l'Italia ha avuto le sue manifestazioni e personalità di rilievo, collegate al femminismo. Fra queste ci fu Maria Malliani, contessa Traversari (1841-1878), promotrice dell'emancipazione delle donne dalle leggi e dal pregiudizio. Il moderno femminismo italiano cammina di pari passo con la contestazione studentesca. A Trento si costituisce il circolo Lotta femminista e un collettivo di cinque donne pubblica nel 1972 un libro, La coscienza di sfruttata, che analizza la «questione femminile» da un punto di vista marxista: nella società capitalistica la donna è sfruttata due volte, sia come lavoratrice sia nel suo rapporto con l'uomo. Nel 1969 si costituiscono il Fronte Italiano di Liberazione Femminile (FILF) e il Movimento per la Liberazione della Donna (MLD), espressione del Partito Radicale, che avanza richieste concrete: istituzione del divorzio, informazione sui metodi anticoncezionali, legalizzazione dell'aborto, creazione di asili nido.

Stefania Leo