Dpcm, cos’è e come funziona: tutto quello che c’è da sapere
Cosa sono i DPCM, gli atti utilizzati da Conte durante l'emergenza coronavirus? Come funzionano e quali sono le differenze rispetto al decreto legge e a quello legislativo?
Lockdown, distanziamento sociale, assembramento, autocertificazione, droplet, didattica a distanza, paucisintomatico. Tutti termini ed espressioni con cui siamo entrati (purtroppo) in confidenza durante la pandemia di Coronavirus. Lo stesso è successo con l’acronimo Dpcm. Ecco cosa significa, cos’è e come funziona.
Cos’è un Dpcm?
Un decreto ministeriale è un provvedimento amministrativo emanato da un ministro nell'esercizio della sua funzione: quando viene emanato direttamente dal premier prende la denominazione di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Dpcm, appunto: uno strumento sempre esistito, ma poco usato fino alla pandemia di Covid-19.
Come funziona un Dpcm
Dal punto di vista formale, i Dpcm sono atti di secondo grado: nella gerarchia giuridico-istituzionale sono pertanto di rango inferiore rispetto alle leggi e ai decreti legge, sui quali deve sempre “reggersi”. Il contenuto dei Dpcm riguarda di solito questioni tecniche, relative ad un settore specifico: solo con la pandemia questi provvedimenti, che entrano in vigore immediatamente e sono di rapida emanazione, sono stati utilizzati per la sicurezza nazionale.
Dpcm, decreto legge e decreto legislativo: differenze
I Dpcm sono di rapida emanazione, perché necessitano solo del Presidente del Consiglio. I decreti legge, invece, sono provvedimenti collegiali, discussi e condivisi da tutta la squadra di Governo, per i quali è prevista anche la trasmissione alle Camere, per la conversione in legge. Disciplinato dall’articolo 77 della Costituzione, secondo cui in casi eccezionali il Governo ha il potere di emanare atti con forza di legge, il decreto legge è simile al decreto legislativo, previsto dall’art. 76: ma in questo caso è il Parlamento che demanda al Governo l'emanazione di leggi.
Dpcm e emergenza coronavirus
Dall’inizio della pandemia sono stati davvero tanti i Dpcm che hanno cambiato le abitudini degli italiani. Ecco i più importanti.
I Dpcm della prima ondata di Sars-CoV2
Dopo alcuni provvedimenti mirati a contenere la diffusione del virus in alcune zone del Nord, dove si trovano i focolai dell’epidemia, Conte a inizio marzo emana i primi Dpcm validi sull’ intero territorio nazionale.
Dpcm marzo 2020
È il 4 marzo quando il Presidente del Consiglio annuncia la sospensione delle attività didattiche in tutte le scuole e università, nonché la chiusura degli stadi a livello nazionale. Nella notte tra il 7 e 8 marzo, sempre attraverso un Dpcm, vengono abolite le cosiddette “zone rosse”, vietando ogni spostamento da e per i territori soggetti a restrizione, nonché all'interno dei territori stessi: il provvedimento causa la fuga, vero le regioni native, di molti lavoratori e studenti originari del Sud. Il 9 marzo, queste misure sono estese a tutto il territorio nazionale: quando due giorni dopo viene pubblicato il Decreto #IoRestoaCasa, che stabilisce la sospensione delle comuni attività commerciali e di ristorazione, nonché il divieto di uscire di casa (se non per “ comprovate esigenze”) e di creare assembramenti in luoghi pubblici, l’Italia entra in lockdown.
Dpcm e fase 2
La sera del 26 aprile, Conte annuncia un nuovo Dpcm: in vigore dal 4 maggio successivo dà avvio alla cosiddetta "fase 2", che prevede un graduale allentamento delle precedenti misure di contenimento: tra le misure l’apertura di parchi pubblici, il servizio d’asporto per le attività di ristorazione, la possibilità di svolgere attività motorie a prescindere dalla lontananza dal domicilio. Via via riaprono anche le palestre, i cinema e i teatri, gli aeroporti. Dal 12 giugno riprendono anche le competizioni sportive di interesse nazionale, ma a porte chiuse.
I Dpcm della seconda ondata di Sars-CoV2
Dopo un’estate “libera”, la curva epidemiologica comincia a risalire. Gli italiani si ritrovano ad affrontare di nuovo il Coronavirus e Conte a emanare altri Dpcm.
Dpcm: i provvedimenti di settembre 2020
Il 6 settembre viene firmato un nuovo Dpcm, che fissa la capienza limite dei mezzi pubblici all'80%, ad eccezione degli scuolabus.
Dpcm: i provvedimenti di ottobre 2020
Dal 7 ottobre la mascherina torna a essere obbligatoria anche all’aperto. Il Dpcm firmato da Conte vieta inoltre gli sport di contatto di carattere amatoriale, fissa alle 24 la chiusura di ristoranti, bar e locali notturni, stabilisce a 30 il numero massimo di partecipanti a feste e ricevimenti. Non basta: il 24 ottobre si aggiunge la chiusura di palestre, piscine, centri benessere, teatri, cinema, vengono vietate le feste ed è imposta la chiusura alle 18 alle attività di ristorazione.
Dpcm: i provvedimenti di novembre 2020
Il 3 novembre viene stabilito un coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 22 alle 5 del mattino successivo, con spostamenti consentiti soltanto per comprovate esigenze lavorative o comprovati motivi di salute e necessità. Chiudono i musei e i centri commerciali nel weekend, mentre viene stabilito il ricorso alla didattica a distanza per la scuola secondaria di secondo grado. Per contenere ulteriormente la curva dei contagi, in notevole rialzo negli ultimi giorni, viene inoltre istituito un regime differenziato tra le Regioni, a cui è assegnato un colore (giallo, arancione, rosso) in base a 21 parametri elencati nel provvedimento.
Matteo Innocenti