tubercolosi
(o TBC, o tisi), malattia infettiva cronica causata da Mycobacterium tuberculosis; interessa qualsiasi organo del corpo, benché sede elettiva ne siano i polmoni.
Contagio
La via di contagio più comune è quella aerea, per inalazione polmonare; possibile la contaminazione alimentare tramite latte di mucche infette (tubercolosi intestinale), oggi quasi scomparsa nei paesi occidentali. Il contagio avviene generalmente per via diretta, da persona a persona, tramite le secrezioni o le goccioline di vapore espulse dal soggetto malato con i colpi di tosse, e inalate dal soggetto sano in vicinanza, in ambienti chiusi. Poiché Mycobacterium tuberculosis è sensibile alle radiazioni ultraviolette, raramente il contagio avviene all'aperto alla luce del sole. Benché la tubercolosi sia una entità clinica relativamente rara nei paesi sviluppati, permangono un certo numero di soggetti tubercolino-positivi (positivi al Tine-test). La semplice positività alla tubercolina indica il pregresso incontro del soggetto con Mycobacterium tuberculosis, senza peraltro avere sviluppato una forma di malattia. La percentuale di soggetti positivi per il Tine-test è oggi fortemente ridotta, poiché le generazioni più recenti hanno avuto una scarsa possibilità di contagio rispetto a quelle più anziane. Nei paesi in via di sviluppo la tubercolosi rimane una frequente e grave forma infettiva, spesso mortale.
Quadro clinico
La malattia prevede tappe successive. Nell'infezione primaria, perlopiù clinicamente silente o aspecifica, il bacillo evoca una risposta infiammatoria polmonare e dei linfonodi ilari (granuloma), che evolve verso una calcificazione localizzata osservabile nei radiogrammi anche a distanza di anni. La presenza di calcificazioni linfonodali-ilari, in concomitanza a una positività al Tine-test, indica un pregresso contagio di Mycobacterium tuberculosis. In alcuni casi, i microrganismi possono permanere silenti per anni nelle sedi di infezione primaria, e successivamente entrare in fase di crescita e provocare le forme di tubercolosi secondarie. Gli eventi che favoriscono tale evoluzione non sono ancora del tutto noti (forse l'età, lo stato di immunodepressione). A seconda della sede del focolaio primario si distinguono la tubercolosi polmonare, che è la forma più frequente, e la tubercolosi extrapolmonare, soprattutto intestinale. Inoltre si possono riscontrare, generalmente come forme secondarie, la tubercolosi scheletrica (articolare, ossea, e la spondilite tubercolare), urogenitale (tubercolosi urinaria, tubercolosi renale, vescicale, dei genitali, dei testicoli), la tubercolosi delle tonsille, e anche la meningite tubercolare. Nelle forme di tubercolosi generalizzata con disseminazione batterica nelle vie linfatiche e ematiche si parla di tubercolosi miliare.
Terapia e profilassi
La moderna terapia antitubercolare si fonda sull'uso di farmaci battericidi che abbrevino il più possibile la durata della terapia e siano efficaci contro i batteri antibioticoresistenti, di cui è necessario preventivamente accertare la presenza con un antibiogramma. Si usa, nella maggioranza dei casi, sia per la tubercolosi polmonare, sia per quella extrapolmonare, un'associazione di tre antibiotici (rifampicina, isoniazide e etambutolo) nella loro dose massima attiva, assunti in modo quotidiano e continuo per diversi mesi. L'intolleranza o l'insorgere di resistenze ai farmaci vengono superate con il cambiamento della prescrizione e non con la riduzione della posologia o la sospensione del farmaci, che provocherebbero la selezione di mutanti resistenti. I risultati di un trattamento impostato correttamente e controllato dal tisiologo con esami batteriologici mensili sono, in genere, soddisfacenti e duraturi. Per questo la cooperazione del paziente nel completare il ciclo della terapia è essenziale quanto la sua educazione a segnalare l'insorgenza di effetti collaterali e a seguire semplici regole prudenziali, quali la disinfezione di ambienti e biancheria con cui è entrato in contatto, oltre alle normali precauzioni igieniche nei confronti dei congiunti. La terapia chirurgica viene occasionalmente presa in considerazione nelle forme che non rispondono alla terapia farmacologica, per l'asportazione (exeresi) delle lesioni polmonari cavitarie, nel drenaggio del materiale purulento accumulatosi nelle lesioni chiuse (empiema, lesioni caseose delle ossa o delle articolazioni), nella chirurgia escissionale delle forme extrapolmonari con interessamento renale, osseo e articolare. La profilassi si basa sul periodico controllo dei soggetti la cui reazione tubercolinica sia risultata positiva. È obbligatoria la denuncia dei casi di tubercolosi al Servizio di igiene pubblica della ASL di appartenenza.