resistenza antibiòtica
fenomeno biologico per cui particolari specie di germi patogeni sviluppano la capacità di resistere all'azione battericida o batteriostatica degli antibiotici. La resistenza antibiòtica è legata alla selezione adattativa dei microrganismi, operata dalla stessa somministrazione di antibiotici, soprattutto se attuata in maniera incongrua. Nel caso, infatti, di prescrizioni inopportune, di dosaggi inadeguati o di uso indiscriminato di farmaci antibiotici, si favorisce inevitabilmente la selezione di ceppi resistenti, che trovano terreno libero per il loro sviluppo e possono quindi moltiplicarsi liberamente. La diffusione di questi ceppi comporta la progressiva perdita di efficacia degli antibiotici usati clinicamente: è noto, per esempio, che la penicillina, efficace al tempo della sua prima introduzione nella pratica contro il 90% dei batteri gram-positivi, oggi può essere usata solo contro pochi ceppi di batteri. Questo problema riveste un'importanza particolarmente rilevante anche nel campo della terapia contro la tubercolosi, tanto che è divenuta prassi corrente la somministrazione di due o più spesso tre farmaci antitubercolari associati, proprio per evitare il rischio di mancare di efficacia e di selezionare ceppi resistenti. Un esempio virtuoso è quello del ceftriaxone, antibiotico iniettabile soggetto a limitazioni prescrittive (solo per malattie gravi come polmonite, pielonefrite, meningite), che ha mantenuta invariata la sua efficacia dopo oltre 20 anni dall'entrata in commercio.