epatite
processo infiammatorio del fegato, che può essere acuto o cronico. Le cause più importanti di epatite sono i virus (vedi epatite virale), l'alcol e i farmaci. L'epatite da farmaci può essere causata da numerosi principi attivi, come: paracetamolo, isoniazide, etambutolo, metilDOPA, inibitori delle monoaminossidasi, indometacina, fenitoina, alotano, amanitina (sostanza contenuta in un fungo velenosissimo: l'amanita phalloides), sulfamidici, fenilbutazone, clorpromazina, benzodiazepine, imipramina, solfaniluree, diuretici tiazidici, dicumarolo e suoi derivati, numerosi antiblastici, contraccettivi orali, tetracicline, cloramfenicolo e alcuni farmaci anti-tiroidei. Il meccanismo del danno indotto da farmaci è vario: alcune sostanze si comportano come tossici cellulari diretti, e in questo caso il danno è correlato alla dose; altre inducono invece una reazione da ipersensibilità, con danno non dose-dipendente; altre ancora provocano colestasi. Tra quelle del primo gruppo vi è il paracetamolo, che impoverisce il fegato di glutatione, sostanza che normalmente inattiva i farmaci legando i metaboliti intermedi potenzialmente tossici. Il danno si manifesta in seguito all'assunzione di alte dosi del farmaco (più di 10 g): benefica risulta la terapia con sostanze che ricostituiscono il patrimonio di glutatione, come la N-metionina e la N-acetilcisteina. Tra i farmaci che inducono ipersensibilità è compresa l'isoniazide, sostanza antitubercolare: in questo caso il danno può comparire anche un anno dopo la terapia, e spesso si accompagna a febbre ed eosinofilia. Tra i farmaci che possono dare colestasi, ricordiamo - per la loro larga diffusione - le benzodiazepine. L'epatite da alcol è un problema di grande importanza medica. Non è sempre possibile stabilire una relazione diretta tra l'intensità del danno epatico e la gravità dell'alcolismo, perché va tenuto conto della diversa suscettibilità individuale al danno da alcol. È certo, tuttavia, che l'alcol (etanolo, o alcol etilico) è tossico per il fegato attraverso il prodotto della sua ossidazione, l'acetaldeide e che il danno epatico può conseguire sia all'ingestione acuta di grandi quantità di alcol, sia all'ingestione di quantità più modeste ma per un tempo prolungato. L'assunzione cronica di alcol può portare a un relativo adattamento del fegato, con aumento dell'attività degli enzimi epatici che metabolizzano la sostanza: i grandi consumatori di alcol sviluppano, in conseguenza di ciò, un'aumentata tolleranza all'alcol stesso (e a una grande varietà di farmaci, compresi sedativi, tranquillanti e antibiotici, metabolizzati dalle stesse strutture enzimatiche). Non è tuttavia possibile escludere lo sviluppo, anche in questi soggetti, delle tipiche conseguenze cliniche e anatomopatologiche legate all'intossicazione alcolica cronica. Le alterazioni a cui va incontro il fegato nell'abuso prolungato di alcol variano dal semplice accumulo di grassi negli epatociti alla cirrosi e al carcinoma epatocellulare; si ha necrosi e infiammazione diffusa, con fegato di dimensioni aumentate, cellule rigonfie e degenerate, e diffusa deposizione di collagene.
I sintomi di una epatite sono spesso aspecifici; talora è tuttavia possibile riconoscere la presenza di febbre, ittero, dolore al quadrante superiore destro dell'addome e leucocitosi.