Semina e raccolto
La fase del raccolto era il momento più atteso dai contadini. L'intera famiglia veniva coinvolta nella mietitura. Di solito, gli uomini si occupavano del taglio delle spighe, che, tra l'altro, dovevano essere raccolte rapidamente. I bambini e le donne erano addetti alla raccolta delle spighe che, una volta legate in fascine, venivano trasportate fino all'aia. Lì si procedeva alla battitura del grano, in modo da separarlo dalla paglia e da altre eventuali impurità.
Nei mesi di ottobre e di novembre il contadino procedeva alla semina. Per la preparazione dei campi si ricorreva a un aratro trainato dai buoi. Se la persona addetta alla semina si metteva a lato dell'aratro, essa veniva coadiuvata nel suo lavoro da un gregge di pecore o capre che, pestando i semi, facilitava la loro penetrazione nel terreno. Se, invece, la persona si posizionava davanti all'aratro, erano i buoi a svolgere tale funzione. Secondo Erodoto, a partire dal Nuovo Regno (1552-1069 a.C.) per pestare i semi venivano utilizzati i maiali, oppure si effettuava prima la semina e poi l'aratura. Generalmente, non c'era bisogno di irrigare i campi, ma se sorgeva questa necessità l'operazione andava fatta a mano, almeno fino al Nuovo Regno, quando fece la sua comparsa lo shaduf. Una volta che le spighe erano giunte a maturazione, arrivavano gli scribi per calcolare il raccolto, e solo allora si poteva procedere alla mietitura. Al momento del raccolto, i contadini prendevano le falci e si disponevano in fila indiana per effettuare la mietitura. Le spighe venivano tagliate a metà del fusto; il rimanente veniva riservato all'alimentazione del bestiame o alla realizzazione di cesti e altri oggetti. Dietro ai contadini camminavano le donne e i bambini, che raccoglievano le spighe tagliate dagli uomini e le sistemavano nelle ceste. In alcune tombe sono raffigurati bambini che litigano per accaparrarsi qualche spiga caduta. Le spighe venivano poi raggruppate in fascine e trasportate fino all'aia, dove si procedeva alla trebbiatura per separare il grano dalla paglia: questo compito era affidato alle donne. Terminata tale operazione, il grano veniva custodito nei granai reali o nei templi. Una parte del raccolto era destinata al contadino che produceva pane o birra; un'altra veniva conservata per la semina dell'anno seguente o utilizzata in caso di carestia. Il raccolto veniva immagazzinato nei granai reali o nei templi. Nella tomba di Nakht, che offre una notevole quantità di dettagli sui lavori nei campi, sono raffigurati i contadini che, per proteggersi dal sole, si coprivano il capo con un fazzoletto.
Per svolgere il lavoro della mietitura, i contadini si disponevano in fila e mietevano in coppia. In alcune raffigurazioni, si nota un musicista che suona il flauto nell'intento di rendere più gradevole il lavoro dei contadini e, allo stesso tempo, di non far loro perdere il ritmo. Gli scribi vigilavano attentamente in questa fase, in quanto la truffa ai danni dello Stato costituiva un crimine grave. I contadini mietevano con l'aiuto di alcune falci che, nei primi tempi, avevano il manico di legno e le lame in selce. A partire dal Medio Regno, invece, le lame furono realizzate in rame, e più tardi, con il bronzo. Il grano veniva tagliato a metà altezza per poter utilizzare anche il fusto. Dopo il ritiro delle acque, il contadino iniziava il suo lavoro. Non appena gli agrimensori delimitavano il terreno, il campo doveva essere subito arato per passare, poi, alla fase della semina. In genere il contadino usava il vomere aggiogato a una coppia di buoi o di mucche. I più poveri, che non possedevano animali, erano costretti a tirare essi stessi l'aratro per tutto il campo. Se si ricorreva all'aiuto degli animali, nella fase dell'aratura la persona addetta alla semina si posizionava alle loro spalle. Prima di seminare, si procedeva alla preparazione del terreno. L'uso dell'aratro, tirato da due buoi aggiogati per le corna, è noto non solo attraverso i dipinti, bensì anche attraverso i modelli del Primo Periodo Intermedio. A volte il contadino veniva aiutato da un compagno che si posizionava davanti agli animali per farli camminare più velocemente; se era da solo ricorreva alla frusta. Dietro al contadino si trovava la persona addetta alla semina, che procedeva gettando i semi con ampie bracciate. Con le inondazioni, le terre venivano rese fertili e irrigate. Il contadino creava canali e diramazioni per fare in modo che l'acqua giungesse nei campi. Durante il Periodo Tolemaico fu inventata la sachia, una ruota idraulica sospinta da animali, sistema in uso ancora oggi. Per rendere più sopportabile la fatica, durante il lavoro si cantava. Ci sono giunte diverse canzoni sulla mietitura.