xenotrapianto
sm [xeno-+trapianto]. Viene così definito il trapianto di tessuti o interi organi tra diverse specie animali. Il più importante campo d'applicazione è quello relativo alla possibilità di effettuare nell'uomo trapianti di organi di origine animale, soprattutto per la poca disponibilità di organi prelevati da altri individui. Il primo xenotrapianto effettuato nell'uomo risale al 1964, quando furono realizzati impianti di organi provenienti da scimmie o da maiali; i risultati furono tali da far abbandonare la sperimentazione, perché l'organo veniva rigettato e i pazienti morivano nel giro di poco tempo. Il motivo più importante per cui gli organi trapiantati da specie molto diverse cessano di funzionare è che il sangue del ricevente contiene molecole di anticorpi che, riconoscendo il tessuto estraneo, generano una reazione immunitaria molto violenta, si legano all'organo del donatore e ne causano il rigetto. La ricerca in questo campo si propone di superare l'ostacolo del rigetto attraverso tecniche di ingegneria genetica applicate agli animali i cui organi presentino maggior affinità anatomica con quelli umani. L'utilizzo delle scimmie come donatori di organi è stato escluso soprattutto per il rischio di trasmissione di malattie virali che, per le affinità filogenetiche tra le due specie, potrebbero diffondersi nella specie umana. Al contrario, il maiale è una specie con organi anatomicamente e fisiologicamente simili a quelli umani e viene considerato come il donatore più adatto. Nel 1992 sono stati ottenuti maiali transgenici che portavano sulla parete interna dei vasi sanguigni proteine in grado di prevenire i danni arrecati dal sistema immunitario dell'uomo; la sperimentazione attuata con organi prelevati da questi animali e trapiantati in scimmie ha dato esito parzialmente positivo, in quanto gli animali, prima di morire a causa del rigetto, sono sopravvissuti per alcune settimane. Un approccio sperimentale alternativo è quello di “costruire” un animale geneticamente modificato, le cui cellule siano sprovviste di specifiche proteine di membrana, e quindi non siano più riconoscibili dal sistema immunitario dell'uomo. Sebbene l'obiettivo sia ancora lontano, si ipotizza che sia più facile ottenere tolleranza negli xenotrapianti che nei trapianti tradizionali: mentre gli organi umani donati devono essere procurati rapidamente, in condizioni di emergenza, gli organi di animali sarebbero sempre disponibili, e quindi i medici potrebbero “programmare” anche il sistema immunitario del ricevente, per esempio trapiantando cellule staminali. Si teme però che il trapianto di organi provenienti da maiali possa dare origine a nuove malattie: elementi provirali, innocui nel maiale, potrebbero riattivarsi nel genoma umano e generare nuovi virus attivi e patogeni (zoonosi); i biologi molecolari sono impegnati nell'identificazione dei provirus pericolosi che si nascondono nel DNA del maiale per eliminarli. Bisogna comunque sottolineare che, sebbene gli organi del maiale sembrino adatti per dimensioni e caratteristiche strutturali, non vi è ancora alcuna garanzia sul loro corretto funzionamento nell'organismo umano.