varicèlla
sf. [sec. XIX; dal francese varicelle, da variole, vaiolo]. Malattia infettiva esantematica acuta, provocata dal virusVaricella zoster, della famiglia degli Herpes che colpisce soprattutto i bambini. La diffusione avviene per contatto diretto interumano e indiretto, attraverso l'ambiente e gli oggetti di uso comune (biancheria, posate, bicchieri ecc.); si ritiene che l'agente patogeno penetri nell'organismo attraverso la bocca. Dopo un periodo di incubazione di 14-20 giorni possono comparire malessere generale e febbre modesta; questi sintomi prodromici sono più frequenti nei bimbi più grandicelli, sopra i 10 anni, e più ancora negli adulti, mentre di solito nei più piccoli passano inosservati; in seconda giornata si manifesta l'esantema che rapidamente si estende al tronco, agli arti, alle mucose e talora al cuoio capelluto con prurito. Gli elementi caratteristici della manifestazione cutanea compaiono a stadi successivi ed evolvono quindi in modo asincrono; hanno prima l'aspetto di macule pruriginose, poi di papule e infine di vescicole a contenuto limpido che evolve verso il torbido; successivamente le vescicole si trasformano in pustole che guarendo lasciano piccole croste. Quando vengono interessate le mucose (occhi, bocca, faringe, uretra, vulva) si hanno afte dolenti. La varicella può complicarsi con infezione secondaria delle vescicole dando impetigini, oppure con pneumopatie, glomerulonefriti, nevrassiti a localizzazioni multiple. Il periodo di contagiosità dura fino a quando le ultime lesioni comparse hanno formato le croste, e l'immunità acquisita è perenne. Se contratta in gravidanza, soprattutto nelle prime settimane, la varicella può essere causa di aborto o di gravi danni malformativi al feto. Altrettanto grave è la malattia del neonato contratta pochi giorni prima del parto, a causa dell'immaturità del sistema immunitario. Per lo stesso motivo la varicella può assumere un decorso particolarmente grave nei soggetti immunodepressi (leucemici, affetti da AIDS), nei quali non solo si hanno esantemi estesi, recidivanti, o emorragici, ma la continua replicazione virale provoca ingenti danni viscerali, con quadri di polmonite, epatite ecc.