tènia (zoologia)

sf. [sec. XVIII; dal greco tainía, benda e, per estensione, verme solitario]. Denominazione comunemente attribuita ai Platelminti appartenenti alla classe Cestodi, in particolare ai Cestodi Eucestodi dell'ordine dei Ciclofillidei del genere Taenia. Parassita dell'uomo è Taenia solium, volgarmente denominata verme solitario per via dell'antica cognizione che non più di un verme di questa specie alla volta viene ospitato nell'intestino umano (in effetti la presenza di una tenia adulta determina condizioni incompatibili per lo sviluppo di altre tenie della stessa specie). Lunga sino a 3 m, è munita di uno scolice piccolissimo con due corone di uncini e quattro ventose; è in grado di produrre 800-900 proglottidi, contenenti ognuna ca. 6000 uova. L'uomo si infesta ingerendo carne di maiale poco cotta o cruda contenente gli stadi larvali del parassita (i cosiddetti cisticerchi); a loro volta i maiali si infestano ingerendo feci umane contenenti proglottidi della tenia. Parassita dell'uomo è altresì la specie Taenia saginata, detta anche tenia inerme in quanto priva delle corone di uncini: i suoi cisticerchi si rinvengono nella muscolatura e in taluni organi interni dei bovini (la cosiddetta carne panicata). Tra le specie di tenie che infestano i mammiferi si ricordano Taenia pisiformis, che allo stadio adulto si rinviene nei Canidi in generale, mentre il suo cisticerco è ospitato dai conigli e da altri leporidi; Taenia hidatigena, anch'essa parassita del cane, con grandi cisticerchi ospitati sul mesentere dei piccoli ruminanti e dei suini.

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