summa
sf. lett. [sec. XIII; dal latino medievale summa, compendio]. Nel Medioevo, compilazioni enciclopediche di vaste proporzioni come la produzione scientifica di Alberto Magno, di Guglielmo di Auvergne e di Raimondo Lullo (anche se le loro opere non portano il nome di summa), ma anche compendi molto più modesti come la Summa Totius di Onorio di Autun per la storia ecclesiastica o quella di Simone di Hinton nel campo teologico. Queste summe si estendevano alle diverse materie e volevano servire ai predicatori, ai giuristi, ai notai, ai confessori, agli scolari quali rapidi prontuari su tutti i vari argomenti della materia trattata con la preoccupazione di nulla omettere (carattere enciclopedico), di trattarla in breve (carattere sintetico) e allo scopo d'insegnare (con metodo didattico). Esempio tipico di summa rimasero i Libri Sententiarum di Pietro Lombardo, usati negli studi universitari, dove i commentatori si attenevano strettamente al testo, mentre i sommisti ne rielaboravano la materia con una certa libertà, come appare nel Sententiarum Libri quinque (1168-70) di Pietro di Poitiers, e nella Summa o Institutiones in sacram paginam (1165 ca.) di Simone di Tournai e in altre. Con l'inizio del sec. XIII le summe risentirono del pensiero aristotelico, che andava introducendosi nella cultura occidentale (Summa Aurea di Guglielmo di Auxerre) e presentarono anche una diversa ripartizione della materia trattata, mentre si svincolavano ancor più dagli schemi del Liber Sententiarum, fino ad arrivare a opere radicalmente trasformate nelle summe scolastiche di Alessandro di Hales, di Alberto Magno, di Tommaso d'Aquino e di Duns Scoto.