stroboscòpio

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sm. [sec. XIX; dal greco stróbos, vortice, corpo girante+-scopio].

1) In fotografia, apparecchio per la sintesi dei movimenti da immagini fisse, simile al fenachistoscopio, realizzato da S. R. von Stampfel nel 1832.

2) Nella tecnica, strumento che permette di misurare la velocità di rotazione di un corpo. § È costituito da un sistema che intercetta periodicamente una sorgente luminosa continua (disco stroboscopico) o più spesso una sorgente di luce intermittente. Un disco stroboscopico è un disco avente alla periferia più serie di fori di numero variabile e che può ruotare a velocità regolabile. Guardando attraverso il disco un organo in moto periodico con frequenza f, si può regolare la velocità finché, guardando l'organo mobile attraverso una data serie di fori, il disco sembri fermo (effetto stroboscopico); ciò corrisponde alla condizione f=Nn, essendo N il numero dei fori ed n il numero di giri/s; allora, variando di poco n, il corpo sembra in moto lento, facilmente osservabile. Con la seconda tecnica, si può usare una sorgente di luce resa intermittente intercettandone il flusso luminoso mediante un disco forato, o, più spesso, una sorgente luminosa che emette dei lampi con frequenza variabile e regolabile. In tal caso, se si illumina con lo stroboscopio il corpo in rotazione dopo aver contrassegnato un suo punto (per esempio tracciando una riga con un gessetto), il segno appare fermo quando la frequenza di rotazione del corpo (numero di giri compiuti in un secondo) è uguale alla frequenza di emissione dei lampi (numero di lampi emessi in un secondo). Se invece le due frequenze sono diverse, il segno sembrerà muoversi, ma regolando opportunamente la frequenza d'emissione dei lampi, si giungerà a vederlo fermo, misurando così la velocità angolare del pezzo in rotazione. Nell'usare lo stroboscopio bisogna tenere presente che, se la frequenza d'emissione dei lampi è multipla intera della frequenza di rotazione del corpo, su di esso si vedono due o tre tracce, simmetricamente disposte rispetto al suo asse. Riducendo la frequenza di emissione dei lampi si giunge a osservare una sola traccia e si può leggere sullo strumento la velocità angolare del corpo. Se invece la frequenza di emissione dei lampi è sottomultipla intera della frequenza di rotazione, si continuerà a vedere una sola traccia ferma e ciò potrebbe essere causa di vistosi errori. È quindi sempre opportuno iniziare la prova con una frequenza di lampeggiamento molto elevata, così da vedere più di una traccia e diminuirla gradatamente fino a che non sia visibile una sola traccia ferma.

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