slang
s. inglese (propr., gergo) usato in italiano come sm. Documentato in inglese fin dal 1756, il termine ha dapprima avuto la connotazione decisamente negativa di “linguaggio basso e volgare”, per poi evolversi, più comunemente, negli Stati Uniti e in Inghilterra, come “linguaggio molto familiare, al di sotto del livello della lingua colta standard”. È formato da nuovi vocaboli o da vocaboli già in uso che hanno assunto nuove accezioni. Per la sua espressività viene ora sempre più usato, almeno in determinate circostanze, non solo nella lingua parlata ma anche in quella scritta. Appartengono allo slang forme come to goof (prendere una cantonata), square (nel senso di conformista). Parole che una volta erano ritenute proprie dello slang sono ora diventate patrimonio della lingua comune (skyscraper, grattacielo), e viceversa parole già appartenenti alla lingua comune sono oggi sentite come espressioni di slang (kid, bambino). In Italia, soprattutto sulla scia televisiva degli anni Ottanta, il linguaggio giovanile si è arricchito di nuovi slang, con un marchio d'appartenenza preciso, caratterizzato dall'estrazione sociale dei ragazzi che lo parlano. C'è, così, lo slang scherzoso e innovativo degli studenti, in grado di usare anche la lingua formale, ufficiale e seria e quello dei giovani di borgata, invece, più svantaggiati e meno scolarizzati, che hanno come unica risorsa linguistica il loro parlato. Parole come "casino" per indicare confusione e "sgamare" che significa propriamente cogliere sul fatto, sono entrate a diritto nel vocabolario della lingua italiana. Ma gli slang, in continua evoluzione e trasformazione, non attingono solo a risorse dialettali: nel nuovo secolo sono i media (la radio, il cinema, il mondo dei computer) che dettano nuove forme e nuovi modelli di slang e tic linguistici.