scotennatùra
sf. [sec. XIX; da scotennare]. Atto ed effetto dello scotennare. § La scotennatura è una pratica magico-rituale seguita fin da tempi remoti da molti popoli e consiste nell'asportare il cuoio capelluto con tutti i capelli del nemico ucciso praticando un taglio circolare intorno alla testa. Le più antiche popolazioni euroasiatiche (Sciti, Cinesi, Giapponesi, Samoiedi, Voguli, Ostiaki ecc.) e mesoamericane adottavano tale pratica ritenendo che il possesso dello scalpo del nemico ucciso non fosse solo la dimostrazione del valore del guerriero, ma anche un modo di impadronirsi delle doti dell'ucciso che, inoltre, privo della chioma, non era più in grado di vendicarsi dell'uccisore dall'oltretomba. Da ciò, le lunghe faide tribali per rientrare in possesso degli scalpi, le vendette di sangue e l'abitudine dei guerrieri di raccogliere i capelli in una treccia (per esempio il “codino” dei cinesi) che facilitasse la scotennatura: radersi il capo era segno di vigliaccheria. Negli Stati Uniti, la scotennatura era praticata da qualche tribù della costa sudorientale, forse per influsso mesoamericano. La cruenta usanza si diffuse nel West durante il sec. XIX provocata da speculatori bianchi che pagavano 5 dollari lo scalpo di un bimbo, 10 quello di una donna e 15-25 quello di un uomo; si giunse a scatenare una vera e propria caccia allo scalpo senza discriminazione di razza, alla quale non di rado partecipavano cacciatori di scalpi bianchi.