scolòpio
sm. [dal latino schola, scuola+ pius, pio]. Membro dell'ordine religioso dei chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie, dedito all'istruzione della gioventù. Il nome proviene dalle scuole popolari istituite a Roma dal fondatore dell'ordine San Giuseppe Calasanzio (1556-1648). Dopo la fondazione delle prime scuole, l'ordine si costituì nel 1617 e fu formalmente approvato da Gregorio XV nel 1621. La loro attività, da sempre dedicata allo sviluppo dell'educazione, superò ben presto i limiti della scuola primaria. Nel 1639 fu aperta una scuola di matematica ed è rimasta famosa l'amicizia tra gli scolopi e G. Galileo. Tra gli scolopi illustri distintisi nel Seicento e nel Settecento ricordiamo: G. B. Beccaria (1716-1781), autore di brillanti studi sull'elettricità statica; G. Fontana (1735-1803), docente alla cattedra di matematiche superiori a Pavia e C. Barletti (1736-1799), collaboratore di A. Volta e titolare della cattedra di fisica sperimentale a Pavia. L'ordine soffrì degli eventi storici successivi alla Rivoluzione francese. Anche nell'Ottocento, però, gli scolopi diedero lustro alla scienza italiana. Essi si distinsero nella didattica scientifica e nella ricerca, allora portate innanzi congiuntamente nelle scuole superiori e nelle università. Noti studiosi, tra i quali A. Serpieri (1823-1885), contribuirono a quel lento ma continuo progresso tecnico-scientifico che culminò in Italia negli ultimi decenni del XIX secolo con la rivoluzione industriale. Nel 1904 Pio X restituì l'unità gerarchica a tutto l'ordine, spezzata dalla separazione del vicariato di Spagna (1804). Nel 1991 l'ordine contava 218 case e 1540 membri.