rigatura
sf. [sec. XIX; da rigare1]. Atto ed effetto del rigare; l'insieme delle righe tracciate o incise: un foglio dalla rigatura fitta; ottenere una perfetta rigatura. In particolare, serie di scanalature dell'anima della canna delle armi che hanno lo scopo di dare al proiettile un moto di rotazione assiale, necessario per stabilizzarne la traiettoria. § La rigatura ha un profilo rettangolare, sia per i solchi incavati, detti vuoti, sia per i rilievi, detti pieni. La lunghezza dell'anima intorno alla quale la rigatura compie un giro completo è detta passo ed è espressa in calibri. Il passo può essere costante o progressivo dalla culatta alla volata. Il passo progressivo, oggi in disuso, aveva lo scopo di ovviare alla scarsa progressività delle polveri che, imprimendo istantaneamente al proiettile una velocità già prossima alla massima, ne determinavano il salto della rigatura. Il passo infatti deve essere calcolato in rapporto alla velocità del proiettile, che altrimenti, anziché esserne guidato, tenderebbe per l'eccessiva velocità a disimpegnarsi dai pieni della rigatura, saltandoli. La rigatura viene ricavata per brocciatura o per formatura a freddo. Nel primo sistema un apposito utensile automatico scava i solchi per asportazione di truciolo, mentre nel secondo sistema (brevetto Douglas) un utensile di widia ricava i vuoti per compressione, realizzando, con una spinta di oltre 7 Tons/cm², la compattazione plastica dell'acciaio. Con questo metodo, detto anche martellamento, si ottengono canne molto più resistenti all'usura.