ribāt
sm. arabo (dalla radice rabaṭa, legare, attaccare). Nome dato ai conventi fortificati musulmani costruiti nei luoghi più esposti delle frontiere islamiche, dove si riunivano i combattenti della “guerra santa” per la difesa e l'estensione dei domini dell'Islam per mezzo delle armi. I ribāt furono assai diffusi, tra il sec. VIII e il XIV, in Transoxiana, lungo le coste palestinesi, spagnole e maghrebine, e soprattutto in Tunisia, dove a Sousse e Monastir se ne conservano ancora dei begli esemplari. Essi erano per lo più dei fortini quadrati, con torri rotonde angolari e mediane e una massiccia torre d'avvistamento. All'interno, oltre alle celle dei monaci guerrieri, vi era la sala di riunione e di preghiera, spesso cupolata e provvista di miḥrāb.