retinatura
sf. [da retinare]. Atto ed effetto del retinare: retinatura del vetro, vedi retinato. In particolare, operazione di fotoformatura grafica con cui si trasforma la zona-immagine dell'originale in una zona-immagine della pellicola impressa in cui le sfumature dei grigi sono ottenute da una serie di punti di tonalità costante ma di differente superficie. La retinatura si ottiene ponendo, durante la ripresa fotografica, tra l'obiettivo e la pellicola, a breve distanza da questa un retino-cristallo formato da due lastre di cristallo su una delle quali sono state incise e annerite delle linee parallele che incrociano un ugual numero di linee ad angolo retto incise e annerite sull'altra (in un cm² ce ne sono da 24 a 120); le lastre sono unite fra loro con balsamo del Canada. La luce che proviene da una zona-immagine dell'originale, passando attraverso la maglia del retino, dà il massimo dell'intensità nella zona centrale corrispondente della pellicola, mentre i punti più esterni, ricevendo luce soltanto da una parte dell'apertura, sono meno illuminati e l'intensità diminuisce fino a valori minimi. Nelle fasi successive di sviluppo e stampa l'annerimento dei sali d'argento trasformerà i punti-immagine in punti di opacità costante, equidistanti ma di superficie variabile. Per riproduzioni a contatto si usa il retino a contatto, pellicola indeformabile coperta uniformemente di piccolissimi punti (da 32 a 74 per cm²) che, visti in sezione, appaiono come coni opachi al vertice e semitrasparenti alla base, per cui svolgono la stessa funzione che hanno i coni d'ombra e di penombra formati dal retino-cristallo sopra descritto.