cronofotografìa

sf. [sec. XIX; crono+fotografia]. Metodo di analisi del movimento basato sulla ripresa di una successione di immagini fotografiche a intervalli regolari. Già nel 1849 H.-A. Faye fotografò il passaggio degli astri sul meridiano mediante una serie di dagherrotipi ripresi a intervalli regolari. Nel 1864 L. Ducos du Hauron brevettò un apparecchio cronofotografico che però non venne mai realizzato. Nel 1874 J. C. Janssen con il suo revolver fotografico riprese il passaggio di Venere davanti al Sole. Successivamente, su incarico del governatore della California L. Stanford, E. J. Muybridge studiò il movimento di un cavallo al trotto, dimostrando, nel 1877, che, come intuito da Stanford, in una fase del trotto il cavallo solleva contemporaneamente tutte e quattro le zampe dal suolo. L'apparecchiatura di Muybridge consisteva in una serie di macchine fotografiche allineate e fatte scattare in successione dal soggetto stesso con un sistema di fili e di pedane mobili; questo metodo venne sostituito nel 1884 da un congegno a orologeria che comandava elettricamente gli otturatori di ben 36 macchine. Per ricostruire il movimento analizzato nelle cronofotografie, Muybridge utilizzò dapprima un tamburo magico e successivamente un fenachistoscopio. Con questa attrezzatura analizzò diverse centinaia di movimenti con decine di migliaia di fotografie. In seguito ai risultati conseguiti da Muybridge, E. J. Marey perfezionò i suoi studi sul movimento, iniziati già dal 1870, utilizzando il procedimento fotografico. Egli costruì diverse apparecchiature, la prima delle quali consisteva in una macchina fotografica a lastre con un otturatore costituito da un disco, mosso da una manovella (più tardi da un motore a molla), nel quale erano praticate delle fenditure a intervalli regolari. A ogni passaggio della fenditura dietro all'obiettivo si registrava un'immagine sulla lastra ma, se il soggetto era grande o si muoveva rapidamente, le varie immagini risultavano mosse e sovrapposte. Per ovviare all'inconveniente Marey realizzò nel 1882 un fucile fotografico, che consentiva la ripresa di 12 fotogrammi distinti al secondo, ognuno ripreso con un tempo di posa di 1/720 di secondo. Questo apparecchio possedeva un otturatore costituito da due dischi rotanti, uno dei quali aveva 12 finestre e, ruotando solidalmente con la lastra, portava davanti all'obiettivo 12 diverse zone del materiale sensibile. Mentre questo disco compiva un dodicesimo di rotazione completa, il secondo disco, in cui era praticata una stretta fenditura, compiva una rotazione intera. Il passaggio della fenditura davanti alla finestra determinava l'esposizione. Nel 1883 il governo francese fondò a Parigi un istituto di ricerche fisiologiche nell'ambito del quale Marey poté proseguire le sue ricerche sul movimento. Per ricostruire il movimento analizzato nelle cronofotografie, Marey utilizzò un fenachistoscopio, servendosi dapprima (1887) di strisce di carta sensibile su cui erano stampate in sequenza le cronofotografie e successivamente (1889), dopo l'invenzione della pellicola sensibile da parte di G. Eastman, di spezzoni di pellicola. La differenza fondamentale tra i metodi di Muybridge e di Marey consiste nel fatto che il primo registrava ogni singola immagine su una lastra di grande formato, mentre il secondo registrava diverse piccole immagini su una singola lastra. Un caso particolare di cronofotografia può essere considerata la fotografia stroboscopica (vedi fotografia e stroboscopia), nella quale le immagini delle varie fasi del movimento vengono ottenute illuminando il soggetto con una sorgente di luce intermittente.

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