tambùro

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sm. [sec. XIV; dall'arabo tanbūr].

1) Nome di una categoria di strumenti a percussione formati da una cassa di risonanza, generalmente cilindrica, e da un corpo vibrante, generalmente una pelle conciata. Anche chi suona il tamburo: tamburo maggiore. Nelle loc.: avere il ventre come un tamburo, gonfio e duro; a tamburo battente, propr., in mezzo al rullo dei tamburi; fig., subito, immediatamente, senza indugio; sul tamburo, non comune, subito, su due piedi; battere il tamburo, suonarlo; fig., fare o farsi pubblicità in modo clamoroso; suonare il tamburo, andare in giro col tamburo, propalare qualche cosa che doveva restare segreto; andare a fare pelle di tamburo, diventare pelle di tamburo, morire.

2) Per estensione, nome dato a oggetti, elementi ecc. che ricordano nella forma lo strumento musicale. Con accezioni specifiche, si ritrova utilizzato nella tecnica, nell'automobilistica, nell'industria delle armi, in architettura ecc.

3) In informatica, tamburo magnetico, supporto di memorizzazione costituito da un cilindro ricoperto di una patina di una sostanza magnetizzabile.

4) In cinematografia, tamburo magico, dispositivo considerato il capostipite dei vari apparecchi per la sintesi del movimento. Consisteva in un cilindro munito di fenditure lungo la superficie laterale, attraverso le quali si potevano osservare le immagini disposte sulla base, all'interno del cilindro stesso. Facendo ruotare questo cilindro le immagini venivano osservate in rapida successione, fornendo la ricostruzione del movimento.

5) In giornalismo, titolo in caratteri molto evidenti, incorniciato e impaginato a interrompere un qualsiasi articolo estraneo per richiamare l'attenzione su un pezzo impaginato in altra pagina del giornale o del periodico.

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