ramatura

Lessico

sf. [sec. XIX; da ramare].

1) Tecnica usata per l'applicazione di uno strato protettivo di rame metallico sulla superficie di un oggetto; per estensione, lo strato protettivo stesso.

2) Strato di rame che si deposita sulle righe dell'anima del cannone.

3) Operazione mediante la quale si cospargono le piante con solfato di rame.

Tecnica

La ramatura si applica esclusivamente per via galvanica, operando in bagni elettrolitici nei quali l'oggetto da ramare funge da catodo, mentre l'anodo è costituito da lastre di rame puro. Nei bagni acidi l'elettrolita è costituito da una soluzione concentrata di solfato di rame addizionata di acido solforico per aumentarne la conducibilità elettrica e migliorare l'attacco degli anodi; nei bagni alcalini l'elettrolita è una soluzione del cianuro complesso Na₃Cu(CN)₄. I bagni di ramatura acidi consentono di ottenere spessori notevoli e compatti, ma presentano l'inconveniente di non essere utilizzabili per la ramatura diretta di oggetti di ferro perché questi, immersi nella soluzione di solfato di rame, danno luogo al fenomeno cosiddetto della cementazione. I bagni alcalini si presentano invece alla ramatura diretta del ferro, ma danno luogo a depositi che al di sopra di uno spessore modestissimo risultano assai fragili e poco aderenti. Di conseguenza, le ramature di un certo spessore devono venir applicate sugli oggetti di ferro in due stadi, dapprima in bagno alcalino e sottoponendo poi l'oggetto, la cui superficie è ormai protetta contro la cementazione da un sottile strato di rame, a una successiva ramatura in bagno acido. La ramatura viene utilizzata sia quale protezione contro la corrosione atmosferica, sia per migliorare l'aderenza e il valore protettivo di una nichelatura successivamente applicata. Frequentemente la ramatura trova applicazione anche in elettronica e in elettrotecnica industriale per la realizzazione di circuiti stampati e per il ricoprimento di fili di acciaio.