primitivo
IndiceLessico
agg. e sm. (f. -a) [sec. XIV; dal latino primitīvus, da primítus, da principio, da primus, primo].
1) Agg., che risale a un periodo precedente; originario, iniziale: significato primitivo; forma primitiva.
2) Fig., che rivela semplicità e spontaneità: vita primitiva; usanze primitive; in senso neg., rozzo, incivile.
3) Agg. e sm., che, chi appartiene ai popoli delle età precedenti alla civilizzazione, in particolare detto degli uomini preistorici. Anche chi fa parte di popolazioni tuttora a basso livello di civiltà: i popoli primitivi; i primitivi dell'Africa.
4) Sm., nelle arti figurative, nome generico degli artisti operanti nel tardo Medioevo e nel primo Quattrocento, la cui attività, secondo un errato concetto di progresso artistico di cui il Vasari fu uno dei primi e più importanti assertori, precedette la piena fioritura del Rinascimento. L'espressione tornò in voga nel sec. XIX nell'ambito della rivalutazione romantica del Medioevo, con l'esaltazione della purezza e religiosità (più che dei valori stilistici) delle manifestazioni artistiche di quel periodo in contrasto col Rinascimento considerato paganeggiante; tale riscoperta romantica dette appunto origine ai movimenti dei nazareni, dei puristi e dei preraffaelliti. Dalla fine del sec. XIX anche quest'accezione del termine primitivo è caduta ed esso viene talvolta usato dagli studiosi moderni soltanto come termine storico che non implica un giudizio di valore. Con le espressioni neoprimitivi e primitivi moderni si indicano oggi i pittori naïfs.
5) Vitigno di uva nera, detto anche primativo, coltivato in Puglia (specialmente a Gioia del Colle, Altamura, Manduria, Martina Franca), così chiamato per la sua maturazione precoce (fine agosto). Il vino da esso prodotto, di colore rosso violaceo, spumoso e profumato, alcolicità 15-17 gradi, ottimo da taglio, se lasciato stagionare diventa da arrosto e, invecchiato, da dessert.
Matematica
In matematica, numerazione primitiva, tipo di numerazione usata dalle più antiche civiltà (egiziana, assiro-babilonese, maya) che consiste nel fissare un simbolo per il numero 1 e ripeterlo per i numeri successivi tante volte quante sono le unità in essi contenute; radici primitive n-esime dell'unità sono numeri complessi radici dell'unità espressi dalla formula
dove k è primo con n. Una radice n-esima primitiva è tale che con tutte le sue successive potenze riproduce tutte le altre radici n-esime dell'unità. Così una radice primitiva quarta è i, unità immaginaria, perché i2 = -1, i3 = -i, i4 = 1 sono tutte le altre radici quarte di 1. In algebra, gruppo primitivo è un particolare tipo di gruppo transitivo di permutazioni. In analisi, funzione primitiva di una funzione f(x) è una funzione g(x) tale che la sua derivata g´(x) sia uguale alla funzione f(x). Si ha che, se la funzione g(x) è una primitiva di una funzione f(x), allora ogni funzione primitiva di f(x) è del tipo g(x)+c dove c è una costante. Per esempio, data la funzione f(x)=x², una sua primitiva è la funzione g(x)=x3/3. Tutte le primitive della funzione f(x) sono date da x3/3+c dove c è una costante; si ha infatti che la derivata della funzione x3/3+c è la funzione x² per ogni valore della costante c.