portatóre

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sm. (f. -trice) [sec. XIV; da portare].

1) Chi porta, anche fig.: portatore di sacchi, portatore di sventura. Con accezioni specifiche: A) nell'alpinismo, la persona che, non ancora in possesso della patente di guida, può già accompagnare gli escursionisti, portandone il carico. Sta in coda durante la salita, mentre è il primo in discesa. B) In medicina, individuo che ospita, più o meno stabilmente, nel proprio organismo germi patogeni dotati di virulenza, senza presentare la malattia di cui tali germi sono abitualmente causa: portatore sano, soggetto in cui tali agenti morbosi vivono come saprotrofi, senza provocare sintomi morbosi; portatore convalescente, chi ospita germi di una malattia da cui è da poco guarito; portatore precoce, chi invece è già stato contagiato dalla malattia durante il periodo dell'incubazione, prima quindi che le tipiche manifestazioni morbose si siano evidenziate. I portatori rappresentano una fonte di contagio e, in caso di epidemia, debbono essere identificati e isolati per limitare la diffusione della malattia. C) In elettronica, portatore di carica di un materiale, particella carica e mobile che prende parte alla conduzione di corrente quando il materiale è sottoposto a un campo elettrico esterno; esempi di portatori sono ioni ed elettroni nei gas, elettroni nei metalli, elettroni e lacune nei semiconduttori.

2) Nel linguaggio commerciale, titoli al portatore.

3) In zoologia, portatore di spada, altro nome del pesce più noto come xifo.