plebiscito

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sm. [sec. XIV; dal latino plebiscītum, propr. decreto della plebe].

1) Nell'antica Roma, norma votata dalla plebe su proposta dei tribuni, che diventava vincolante ab origine per i plebei in quanto costituiva deliberazione interna di una comunità a sé stante organizzata nell'ambito dello Stato cittadino.

2) Nel diritto moderno, l'istituto che tende a realizzare l'intervento diretto del popolo nella formazione delle leggi, relativamente alle strutture fondamentali dello Stato, o per l'adesione di un territorio ad altra entità statuale. Il plebiscito venne, in particolare, sostenuto da Mancini e dalla scuola italiana di diritto internazionale. Nella storia risorgimentale italiana, particolarmente importanti i plebisciti per l'annessione dell'Italia centromeridionale (1860), del Veneto (1866) e di Roma (1870). La prassi del plebiscito, considerato come strumento applicativo del principio di autodeterminazione dei popoli, ebbe un nuovo sviluppo alla fine della prima guerra mondiale. Nel 1946 fu sottoposta al corpo elettorale la decisione sulla forma istituzionale dello Stato, e questo, che propriamente era un plebiscito, è stato denominato “referendum istituzionale”.

3) Fig., espressione pressoché unanime, approvazione generale: un plebiscito di consensi.

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