pinguino
IndiceLessico
sm. [sec. XIX; dal francese pingouin, che forse risale al bretone penngwenn, testa bianca].
1) Denominazione comune attribuita a tutti gli Uccelli Sfenisciformi della famiglia degli Sfeniscidi.
2) Gelato di crema ricoperto di cioccolato.
Pinguino di Magellano (Spheniscus magellanicus).
De Agostini Picture Library/P. Jaccod
Zoologia
Il pinguino reale (Aptenodytes patagonicus) è una delle specie più grandi della famiglia, raggiungendo la lunghezza di 95 cm e una lunghezza degli arti anteriori natatori di oltre 30 cm. Ha becco lungo, sottile e lievemente ricurvo verso il basso, zampe ricoperte di piume sino all'attacco delle dita, che sono munite di unghie ben sviluppate; la coda, ridottissima, è formata da penne trasformate in strutture bastoncellari. Il piumaggio è nero sul capo, sulla nuca e sulla gola, mentre in corrispondenza della regione delle orecchie, sul collo e in parte del petto è di un bel colore giallo. Per il resto è grigio nelle regioni superiori del corpo, bianco in quelle inferiori. Il becco è nero e rosso, le zampe brune. Il pinguino reale è diffuso in Patagonia, Georgia del Sud, isola Falkland e negli altri arcipelaghi prossimi al margine occidentale dell'Antartide, dove vive in enormi branchi. Dotato di spessi depositi adiposi sottocutanei, può galleggiare senza quasi compiere movimenti e nuotare velocemente compiendo frequenti immersioni alla ricerca di pesci e di altri organismi marini di cui si nutre. Simile al precedente ma di taglia più grande è il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri), che raggiunge la lunghezza di 115 cm e abita esclusivamente le coste antartiche. Il pinguino di Magellano (Spheniscus magellanicus) è lungo circa 67 cm e abita le coste dell'America del Sud, dal Cile centrale alla Terra del Fuoco e alle isole Malvine. Anche se l'acqua è il suo elemento naturale, questo animale ha raggiunto un alto livello d'adattamento sulla terraferma e nidifica all'interno di tane che lui stesso scava nel terreno. Quando arriva la primavera australe, in Patagonia, e più particolarmente a Punta Tombo, il pinguino di Magellano costituisce la colonia di pinguini più grande del mondo (la cosiddetta pinguinera), che arriva a contare un milione di individui.
Etologia
Il pinguino reale si riproduce nel pieno dell'inverno antartico, raggiungendo verso la fine di marzo i luoghi di nidificazione, che si trovano a parecchie decine di chilometri nell'entroterra, spostandosi in grandi stuoli. È possibile che alcune coppie si riformino di anno in anno (i due partner possono riconoscere il rispettivo richiamo fra la moltitudine), ma il meccanismo di formazione delle coppie non è completamente conosciuto. Come in altri pinguini, l'uovo, che in questa specie è singolo e viene deposto fra maggio e giugno, è preso in consegna dal maschio, che lo sostiene sul dorso dei piedi e lo ricopre con una piega della pelle ventrale, isolandolo dal freddo intensissimo dell'ambiente esterno. Le femmine della colonia si riuniscono allora in gruppi e si dirigono verso il mare e, a seconda della regolarità del ghiaccio, camminano erette o scivolano sul ventre. Giunte al mare, spesso dopo parecchi giorni di cammino, esse vi trascorrono diversi giorni, nutrendosi soprattutto di crostacei, cefalopodi e pesci e ricostituendo le spesse riserve di grasso sottocutaneo diminuite nel corso della marcia per e dai luoghi di nidificazione e dalla riproduzione. Dopodiché tornano presso i loro compagni. I maschi che incubano le uova non si nutrono e vivono a spese delle loro riserve di grasso; quando le condizioni climatiche lo consentono essi possono muoversi di qua e di là senza mai abbandonare il loro uovo; ma nei periodi di maltempo, con temperature di parecchie decine di gradi sotto zero, si ammassano strettamente fra loro esponendo alle intemperie una superficie assai ridotta: i pinguini che si trovano in posizione più periferica rivolgono al vento il dorso e senza sosta premono per entrare nel mezzo del gruppo, avvicendandosi continuamente nelle posizioni più esposte e in quelle più riparate. Pare che nei periodi in cui la temperatura dell'ambiente esterno si approssima ai limiti minimi, il metabolismo basale dei pinguini, e quindi la loro temperatura interna, si abbassino, adattamento che riduce sia il consumo del grasso sia la perdita di calore. Le uova si schiudono in poco più di due mesi, appena dopo il rientro delle femmine o, se l'assenza di queste si prolunga, poco prima; in questo caso pare che alcuni padri siano in grado di nutrire i loro piccoli con un po' di cibo indigerito che ancora conservano nel gozzo; ma in genere i piccoli escono dalle uova fra i piedi delle madri, a cui i maschi cedono la cura delle uova, che li nutrono con cibo fresco e abbondante. Al ritorno delle femmine, i maschi, notevolmente dimagriti (in casi estremi arrivano a perdere fino alla metà del loro peso iniziale), intraprendono a loro volta il viaggio verso il mare per mangiare e per raccogliere cibo da portare ai piccoli, alternandosi con le madri nella protezione della prole e nei viaggi di approvvigionamento. I piccoli, che nei primi giorni di vita hanno una termoregolazione imperfetta, vengono protetti fra i piedi e il ventre dei genitori fino alla fine dell'inverno; all'età di due mesi i giovani, ancora ricoperti di piumino grigio, si uniscono ad altri giovani, ma continuano a essere alimentati dai genitori, ai cui richiami accorrono quando essi tornano dal mare con il gozzo carico di cibo. A cinque mesi di età i giovani incominciano a formare le penne definitive, la cui copertura si completa in poco più di un mese; a questa età essi sono pronti a entrare in mare, dove imparano la coordinazione del nuoto e dell'immersione, compiono le prime esperienze di pesca e imparano a sfuggire ai predatori. Gli adulti, dopo un periodo di nutrizione intensa, si riportano a terra per compiere la muta delle penne, che avviene contemporaneamente in tutto il corpo; in seguito tornano ancora al mare, che in questo periodo, corrispondente alla fine dell'estate e all'autunno, è particolarmente ricco di alimenti, e di nuovo accumulano grandi quantità di grasso con il quale sopravviveranno nell'inverno e nella stagione riproduttiva successivi.