pansindacalismo
sm. [sec. XX; pan-+sindacalismo]. La teoria del pansindacalismo ha come referente ideale il sindacalismo rivoluzionario di J. Sorel e alcune varianti operaistiche del pensiero anarchico. In senso proprio, perciò, si intende per pansindacalismo l'orientamento a contrapporre l'autorganizzazione della classe operaia – con i suoi principi di solidarietà, la sua cultura antagonistica, la sua capacità politica – al vecchio ordine borghese, dominato dallo sfruttamento e dal parassitismo. Questa idealizzazione estremistica della classe lavoratrice si accompagna spesso a un sostanziale rifiuto – o quanto meno a una diffusa diffidenza – per gli istituti della democrazia rappresentativa, che dovrebbero essere sostituiti da forme di autogoverno dei produttori. Il pansindacalismo, mai affermatosi come tendenza dominante nel movimento operaio, è riaffiorato come frazione minoritaria o come suggestione polemica nei grandi momenti di conflittualità sociale nei Paesi industriali. Si può, per esempio, ricondurre al pansindacalismo genericamente inteso il movimento dell'autonomia operaia che ha attraversato – con esiti politici per molti aspetti inquietanti – il ciclo di lotte degli anni Sessanta e Settanta del sec. XX in Italia.