paleomagnetismo

sm. [paleo-+magnetismo]. Ramo della geofisica che si prefigge lo studio delle variazioni del campo magnetico terrestre nel corso dei tempi geologici basandosi sul magnetismo residuo presentato dalle rocce in seguito a magnetizzazione acquisita per orientazione di particelle dotate di suscettività magnetica durante la loro sedimentazione, oppure in seguito a magnetizzazione acquisita da cristalli di minerali ferromagnetici, come magnetite o ilmenite, durante il consolidamento di rocce vulcaniche. Il magnetismo residuo presentato dal sedimento, purché non sia stato successivamente rimaneggiato, e dalla roccia vulcanica, purché non interessata da disturbi tettonici, consente di determinare la declinazione e l'inclinazione del campo magnetico terrestre locale al momento rispettivamente della sedimentazione e del consolidamento; la misura del magnetismo residuo è resa possibile grazie all'impiego di galvanometri di elevatissima sensibilità. Il campo magnetico terrestre sembra aver subito variazioni notevolissime sia per quanto riguarda la direzione media sia per quanto concerne il senso: infatti sono state messe in evidenza numerosissime inversioni (il campo è detto normale quando, come è oggi, presenta inclinazione positiva nell'emisfero N, inverso quando invece l'inclinazione, sempre nell'emisfero N, risulta negativa), tanto che sono ormai considerate un fenomeno per niente eccezionale. Gli studi paleomagnetici condotti tanto in ambito continentale quanto e soprattutto sui fondali oceanici hanno dato un grande sostegno all'ipotesi dell'espansione dei fondali oceanici e più in generale alla teoria della tettonica a placche. Nel primo caso, infatti, è stata proprio l'osservazione della disposizione simmetrica e speculare delle anomalie magnetiche presenti ai due lati della dorsale oceanica a permettere la formulazione della teoria mobilista dell'espansione dei fondi oceanici. Nel secondo caso i dati paleomagnetici hanno permesso la ricostruzione della disposizione delle terre e dei mari nelle epoche passate. Gli studi paleomagnetici effettuati su rocce di età diversa in continenti diversi, avevano infatti mostrato che ciascun continente sembrava possedere un polo magnetico ubicato in posizione geografica diversa. Questo nonsenso fu chiarito quando, nel tentativo di fare coincidere, per ogni età, i poli magnetici dei diversi continenti, si vide che ciò era possibile solo spostando i continenti nelle ipotetiche posizioni orginarie. La teoria dell'espansione dei fondi oceanici e la teoria della deriva dei continenti costituiscono le basi sulle quali, alla fine degli anni Sessanta del sec. XX, è nata la teoria della tettonica delle placche (vedi anche magnetostratigrafia).

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