olografìa
Indicesf. [olo-+-grafia]. Tecnica per la produzione di immagini che utilizza la radiazione monocromatica emessa da un laser.
Tecnica
Tale tecnica è stata elaborata teoricamente una decina d'anni prima della scoperta del laser da D. Gabor. La radiazione laser viene sdoppiata in due fasci uno dei quali colpisce direttamente una lastra fotografica, mentre l'altro la colpisce dopo essere stato diffuso dall'oggetto di cui si vuole ottenere l'immagine. Questi fasci interferiscono dando luogo a una figura di diffrazione che viene registrata dalla lastra; tale figura è detta ologramma dell'oggetto. Per ottenere l'immagine dell'oggetto si fa passare attraverso il suo ologramma un solo fascio di radiazione laser: esso riproduce gli stessi fronti d'onda che si erano formati in seguito alla diffusione della radiazione del secondo fascio da parte dell'oggetto , per cui l'occhio dell'osservatore vede un'immagine tridimensionale dell'oggetto che presenta caratteristiche tali da non potersi distinguere dall'oggetto stesso.
Applicazioni
L'olografia trova ampie applicazioni: nell'ambito dei controlli di produzione industriale, nel restauro di opere d'arte, in informatica, ecc. La caratteristica fondamentale di un ologramma è l'enorme quantità di informazione che può venirvi immagazzinata. Ciò ha stimolato lo sviluppo delle memorie olografiche, tecnica che può essere applicata sia all'elaborazione ottica dei dati sia all'archiviazione di questi. Interessanti sono anche i progressi nella riproduzione di ologrammi per illuminazione con luce bianca. Tra le tecniche più recenti si hanno: la combinazione della fotografia a colori di G. Lippmann con la tecnica olografica di Y. N. Denisyuk; gli ologrammi arcobaleno di S. Benton, la tecnica composita di R. V. Pole. Con la prima tecnica per produrre l'ologramma si usano 3 fasci laser di lunghezze d'onda corrispondenti a 3 colori primari, in riproduzione con luce bianca si osserva un'immagine tridimensionale a colori. Nel caso degli ologrammi arcobaleno, spostando la testa verticalmente nell'osservazione dell'ologramma riprodotto in luce bianca, questo cambia colore con continuità. Nella tecnica olografica composita, gli ologrammi sono la sintesi di un numero molto grande di fotografie, immagini di uno stesso oggetto ripreso da posizioni leggermente differenti l'una dall'altra. Se si associa al metodo degli ologrammi compositi il metodo di Benton, l'osservazione può essere fatta in luce bianca.
Bibliografia
M. Françon, Holographie, Parigi, 1969; B. P. Hildebrand, B. P. Brenden, An Introduction to Acoustical Holography, New York, 1972; E. Cappugi, Ologrammi. Immagini per il futuro, Firenze, 1987.