Definizione

(ant. notaro o notàrio), sm. [sec. XIV; dal latino notaríus, scrivano privato]. Pubblico ufficiale le cui certificazioni, quando effettuate nell'esercizio legale delle sue funzioni, formano piena prova della loro veridicità fino a querela di falso. Altre attribuzioni del notaio sono: la redazione di testamenti, la stipulazione degli atti pubblici (compravendite, costituzioni di società, conferimenti di procure, ecc.). Nuove competenze sono state attribuite al notaio dalla legge 3 agosto 1998, n. 302: nelle operazioni di vendita di beni immobili in seguito a procedura esecutiva il notaio può essere infatti delegato al compimento di tutta una serie di adempimenti (determinazione del valore del bene, autorizzazione all'assunzione dei debiti da parte dell'assegnatario o dell'aggiudicatario, fissazione di ulteriori incanti, esecuzione delle formalità di registrazione, trascrizione e voltura catastale del decreto di trasferimento, redazione e sottoscrizione del verbale di incanto, ecc.) che prima erano di competenza del giudice dell'esecuzione. La professione del notaio è regolata dalla legge notarile del 16 febbraio 1913, n. 89, la quale stabilisce, fra l'altro, sia il numero chiuso degli esercenti la professione sia la competenza territoriale dei singoli.

Cenni storici: il notarius romano

Il notarius romano dei tempi più antichi era lo schiavo o il liberto incaricato da privati cittadini di scrivere sotto dettatura e di prendere appunti, soprattutto in occasione di discorsi in pubblico o di arringhe giudiziarie, in modo che se ne potesse ricostruire il testo. Ancora in epoca remota i notarii presero a svolgere funzioni di cancellieri nei tribunali, e quindi al servizio dello Stato; in progresso di tempo, allargandosi ulteriormente i compiti, si istituirono corpi di notarii in molti degli uffici dello Stato, non più solo con il compito di registrare e redigere atti, ma in particolari circostanze anche con mansioni di controllo. Con funzioni analoghe anche la Chiesa ebbe, dal sec. III, un corpo di notarii dal quale ebbe origine la Cancelleria pontificia: a differenza dai notai laici quelli ecclesiastici provenivano spesso da famiglie facoltose o addirittura dal patriziato romano; sull'esempio di quella romana verso il sec. VI anche le altre maggiori curie vescovili (tra le prime Ravenna) ebbero il proprio corpo di notarii. C'è da osservare che il compito più tipico del notaio medievale e moderno, cioè la redazione di atti per conto dei privati, non rientrava nelle mansioni dei notarii, bensì tra quelle dei tabelliones, pubblici funzionari organizzati in un loro specifico collegio o corporazione; gli atti redatti dai tabelliones, per quanto regolati anche nella loro forma esterna dalla legge, non avevano di per sé pubblica fede, che era data solo dal deposito (insinuatio) del documento redatto dal tabellio nell'ufficio delle pubbliche magistrature a ciò deputate. Due istituzioni del basso Impero, che sopravvissero fin oltre l'età longobarda, furono il notarius civitatis (funzionario nominato dalla curia cittadina) e il notarius ecclesiae (funzionario al servizio di una chiesa o di un monastero, ma con la possibilità anche di rogare atti per conto di privati).

Cenni storici: il notariato medievale e moderno

Circa le origini del notariato medievale e moderno, che è istituto tipicamente italiano, varie sono le tesi: una, che fu per secoli accreditata come la più attendibile, sostiene la discendenza del notaio medievale dal tabellio romano, ignorando o sottovalutando il fenomeno del notariato longobardo e sopravvalutando la sopravvivenza, in realtà assolutamente sporadica e solo in centri particolari, del tabellio di origine romana; una seconda tesi sostiene che il notariato sia un istituto di origine franca, nato come estensione dell'ufficio di scrittore di placiti e di giudicati o come creazione della scuola giuridica pavese; più autorevolmente oggi si sostiene un'origine longobarda del notariato collegandolo all'istituto del notarius ecclesiae e solo indirettamente per questo tramite alla figura del notarius romano. La nascita del notariato longobardo nel sec. VIII è legata all'avvento della nuova aristocrazia fondiaria che, sostituendosi alla vecchia, romana e bizantina, diede vita a cospicue attività di scambio e a una grande oscillazione nella sistemazione della proprietà fondiaria: la nuova grande proprietà laica che così venne formandosi al fianco di quella ecclesiastica trovò nel notariato lo strumento che legittimava e garantiva giuridicamente, documentandolo, il trapasso. Vari sono i tipi di notai longobardi quali ci sono attestati dai documenti: oltre ai notarii civitatis e ai notarii ecclesiae, di cui si è già fatto cenno, i notarii regis o notarii Sacri Palatii, addetti esclusivamente alla cancelleria, e poi i semplici notarii o scriptores, “i veri e diretti progenitori del notaio rinascimentale e di quello moderno”. Le prime norme innovative sulle caratteristiche e le funzioni del notaio furono date dalla legislazione del re Liutprando che tra l'altro richiese al notaio una preparazione professionale di tipo giuridico che si presume avvenisse nelle scuole vescovili e monastiche per quanto riguarda i primi elementi del diritto (sia romano sia longobardo) e poi attraverso la pratica quotidiana di lavoro nella bottega di un notaio e la conseguente conoscenza delle formule e dei tipi di documento. Offrì norme ancora più precise la legislazione franca, soprattutto al tempo di Lotario, ma riguardo specialmente al notaio con funzioni di cancelliere o scrittore di placiti e di giudicati: si può ritenere che tali norme siano state estensivamente applicate anche ai notai privati; questi durante il dominio franco si ridussero notevolmente di numero mentre cresceva quello dei notai ecclesiastici e dei notai che avevano anche titolo e funzione di giudice (in casi limitati ciò si riscontra anche in età longobarda) con evidente aumento del prestigio e dell'autorevolezza del notariato. Ben diversa fu la situazione nei territori non longobardi: a Roma nella Curia pontificia l'ufficio fu tenuto dai notai detti scriniarii mentre agli atti dei privati cittadini provvidero i tabelliones come per il passato; ma alla metà del sec. XI gli scriniarii, sostituiti in curia da altri ufficiali, invasero il campo dei tabelliones i quali, meno qualificati, non furono in grado di sostenere la concorrenza e scomparvero; a loro volta gli scriniarii furono, alla metà del sec. XII, sostituiti da notai nominati dal praefectus urbis al quale nel sec. XIV si affiancarono alcuni notai di nomina imperiale. Analoga fu, fino alla fine del sec. X, la situazione a Ravenna con la divisione tra scriniarii e tabelliones: poi, come più tardi a Roma, il tabellionato ormai declinante scomparve. Nell'Italia meridionale il caso più frequente fu quello di ecclesiastici o anche laici che, talvolta nominati dalle autorità locali ma spesso anche senza alcuna veste o titolo ufficiale, redassero gli atti da semplici scrivani; a Napoli operarono notai ecclesiastici (scriniarii) e municipali (curiales). Dopo il sec. X scriniarii e curiales si fusero in una sola categoria che sopravvisse fino alla metà del sec. XIII per scomparire nel sec. XV. Tra il sec. XI e il XII il notaio italiano ottenne la publica fides: gli atti notarili cioè non ebbero più bisogno, per essere validi, di essere sottoscritti da un giudice presente all'atto; la conquista della publica fides si spiega sotto l'aspetto formale con l'assunzione, già precedentemente avvenuta, da parte del notaio delle funzioni di giudice ma sostanzialmente con le nuove necessità di documentazione della nascente borghesia comunale e degli stessi comuni cittadini che, privi inizialmente di pubblica autorità, dovettero, per dare autenticità ai loro atti, rivolgersi ai notai che di fatto figurano in tutti i principali uffici delle magistrature degli antichi comuni. In molte città italiane, inoltre, i notai fin dal sec. XII si costituirono in corporazioni o collegi, con propri statuti e ordinamenti riguardanti l'ammissione alla professione, modi di redazione e di conservazione degli atti, rapporti con gli altri notai e con i clienti, ecc.; spesso gli stessi collegi istituirono scuole per la formazione dei nuovi notai; peraltro già alla fine del sec. XII l'ars notariae incominciò a essere insegnata nelle università come le altre dottrine giuridiche.

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