nomocànone

sm. [dal bizantino nomokánōn]. Collezione di testi normativi in uso presso le Chiese orientali. Il nome deriva dall'essere presenti in dette collezioni, oltre ai canoni conciliari, anche leggi imperiali (nómoi). Verso la metà del sec. VI Giovanni lo Scolastico, poi divenuto patriarca di Costantinopoli, nella raccolta di canoni da lui curata e che va sotto il nome di Synagoghé, accanto ai canoni conciliari inserì pure quelli tratti dalle lettere canoniche, seconda e terza, di san Basilio. I testi patristici vennero in tal modo assunti per la prima volta, ma in modo definitivo, nelle collezioni canoniche, acquistando progressivamente sempre maggior prestigio e autorità. Numerose sono state le collezioni nomocanoniche redatte nei i tempi nell'ambito delle diverse Chiese orientali e vari il loro prestigio e la loro diffusione. In ambito bizantino risultano particolarmente importanti: il nomocanone dei XIV titoli (629-630), il Syntagma di Matteo Blastarēs (1335), il nomocanone di Manuele Malaxos (1561), il Grande Nomocanone Georgiano di XIV titoli, di cui è incerta la data di redazione in lingua georgiana (sec. X o fine sec. XI), la Kormčaja Kniga del primo arcivescovo della Chiesa serba, S. Saba (sec. XIII), testo che si diffuse in tutta la Slavia ortodossa, la Pravila cea Mare (o Îndreptarea legei) che, edita nel 1652 a Târgoviste, rappresenta la collezione tipica delle Chiese dei Principati romeni. Presso la Chiesa egiziana o copta gode tuttora notevole prestigio una collezione canonica diffusa altresì tra i Maroniti: il nomocanone redatto in lingua araba dal copto aṣ-Ṣafī ibn al-ʽAssāl nel 1236. Tale nomocanone, recepito in ambito abissino, vi assunse il nome di Fetḥa Nagast (Legge dei Re), costituendosi come il fondamento della legislazione dell'Impero e restandovi in vigore fino alla promulgazione dei moderni Codice Penale e Codice Civile sotto il regno del negus Hailè Selassiè. In Armenia il testo legislativo fondamentale, sia sul piano civile sia su quello ecclesiastico, fu il Datastanaghirkh (Libro dei giudizi), redatto da Mechitar Goš tra il 1184 e il 1213. Presso i Giacobiti grande onore riveste il nomocanone di Bar Ebreo (sec. XIII), Kĕtābā dĕhuddājē (Libro delle direzioni), testo canonico per eccellenza della Chiesa sira monofisita. Nomocanoni veri e propri non appaiono invece in ambito nestoriano giacché le collezioni canoniche sono costituite essenzialmente da norme di origine ecclesiastica.

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