no global

espressione con cui giornalisti e commentatori della scena politica e sociale italiana fanno riferimento a un movimento di protesta ecologista e antiliberista che raccoglie in modo non istituzionale realtà sociali variegate e porta avanti diversi temi di rivendicazione e confronto. Personalità di riferimento del movimento sono, tra gli altri, Jeremy Rifkin, Vandana Shiva, Ron Judd, Noam Chomsky, Naomi Klein. La prima uscita sulla scena internazionale del movimento no global viene identificata con la grande manifestazione di protesta contro il vertice del WTO che avrebbe dovuto svolgersi a Seattle, nel dicembre 1999 (da essa discende anche un'altra denominazione giornalistica del movimento: “popolo di Seattle”). In vista dell'evento confluirono nella città statunitense decine di migliaia di manifestanti provenienti da ogni parte del mondo per contestare la riunione e le decisioni che in essa si sarebbero dovute prendere in tema soprattutto di globalizzazione dell'economia, liberalizzazione dei prodotti informatici e telecomunicazioni. Sono poi seguiti, tra gli altri appuntamenti, il vertice internazionale di Porto Alegre (febbraio 2001), cui parteciparono le diverse componenti del “popolo di Seattle”, le giornate di protesta di Genova (luglio 2001) in occasione del G8, con cortei e scontri violenti che portarono anche alla morte di uno dei manifestanti, il Social Forum di Firenze (novembre 2002). Il movimento no global italiano, collegato alle organizzazioni di protesta sociale ed ecologica internazionali, nasce con due anime, spesso contrapposte fra loro. Da un lato si situa la componente pacifista e cattolica, che raccoglie associazioni impegnate nel sociale con una forte motivazione morale: per esempio, la Rete Lilliput e le ACLI sul versante cattolico, o l'Arci (Associazione Ricreativa Culturale Italiana) e la Lega per l'ambiente su quello laico. Dall'altro lato si pone il “laboratorio dei disobbedienti”, secondo la loro stessa definizione, che riunisce i centri sociali di protesta e altri raggruppamenti di sinistra. Questa seconda compagine, che si impegna principalmente sul fronte dell'immigrazione e dei diritti sociali primari (quali la casa e il lavoro), teorizza la disobbedienza civile, non escludendo azioni di impatto anche violento. Completano il quadro variegato del movimento no global italiano le componenti sindacali, i Cobas e alcuni partiti come Rifondazione Comunista e i Verdi. I punti chiave della protesta no global riguardano sostanzialmente le tematiche dell'antiliberismo, dell'ecologismo e del pacifismo. Rispetto al primo punto si accusano WTO e Banca Mondiale di imporre politiche economiche tale da impoverire sempre di più i Paesi in via di sviluppo. In questo filone si situa la campagna per la cancellazione del debito contratto dai Paesi più poveri. Un altro fronte della protesta a tema economico riguarda la contestazione delle multinazionali, accusate di sfruttare i lavoratori del Sud del mondo e di segnare in modo determinante le politiche dei governi nazionali. In particolare, vengono contestate le multinazionali farmaceutiche, ritenute responsabili, attraverso la protezione dei brevetti, della mancata produzione di medicine (soprattutto anti AIDS) a basso costo; per quanto riguarda il secondo tema, i bersagli principali delle battaglie ecologiche dei no global sono gli organismi geneticamente modificati, l'effetto serra e l'inquinamento in generale; il pacifismo, infine, pur tra prese di posizione contraddittorie, è un tema fondante dei no global: tutte le componenti del movimento sono contro la guerra.

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