neoebràico
agg. e sm. (pl. m. -ci) [neo-+ebraico]. La lingua ebraica postbiblica che si continuò a usare nel corso del Medioevo e dell'età moderna prima come lingua scritta e dotta essenzialmente religiosa e liturgica, poi anche timidamente come lingua letteraria profana. Tra la fine del sec. XIX e l'inizio del XX, l'attività del movimento sionista e i primi stanziamenti di colonie agricole ebraiche in Palestina posero le condizioni favorevoli a un uso sempre più ampio del neoebraico anche come lingua viva, tanto che questo finì per diventare la lingua ufficiale del nuovo Stato di Israele. Alla rinascita dell'ebraico moderno come lingua viva e parlata contribuì efficacemente E. ben Yehūdā con la sua opera di lessicografo, di fondatore e direttore di giornali, di creatore di quel “Consiglio della lingua ebraica” che nel 1954 fu trasformato nell'“Accademia della lingua ebraica”.