meromissi
sf. [da mero-+greco mîxis, mistura]. Fenomeno per cui, in un lago o una laguna, le acque superficiali e quelle di fondo rimangono permanentemente stratificate. La meromissi non è una condizione assoluta, in quanto esiste un relativo rimescolamento nella zona di contatto fra gli strati d'acqua; le cause che la inducono sono varie: apporto casuale di acque saline in un lago d'acqua dolce (o, al contrario, di acque dolci in un bacino salato) in seguito a movimenti di assestamento della crosta terrestre (terremoti) o a variazioni di livello marino (meromissi ectogenica); intrusione di acque più concentrate nel bacino considerato derivanti da una sorgente sotto-lacustre (meromissi crenogenica); concentrazione di soluti (bicarbonati, silicati, ecc.) derivati da decomposizione biologica e attività batterica nello strato di acque non circolanti, e successiva relativa stabilizzazione delle condizioni (meromissi biogenica). Lo strato d'acqua di fondo, non circolante, è detto monimolimnio; gli strati superiori, in cui vi può essere circolazione del liquido, formano il cosiddetto mixolimnio. Il limite tra gli strati circolanti e quello non circolante costituisce il chemoclinio. In tali bacini vengono a mancare sia l'ossigeno libero sia i microrganismi aerobi a discapito quindi della produttività; prevalgono invece i processi di decomposizione anaerobica, con formazione di composti riducenti (H₂S; NH4+; Fe++). In profondità è tipica una colorazione nerastra del sedimento, il quale assume inoltre un caratteristico odore di acido solfidrico.