mùtua

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Lessico

sf. [sec. XIX; da mutuo (aggettivo) per uso ellittico della loc. “cassa mutua”]. Termine generico per designare i vari enti che esercitano i tipi diversi di previdenza sociale.

Cenni storici

Le forme mutualistiche erano già note alla Grecia e a Roma quale mezzo di realizzare la solidarietà fra i lavoratori di un'arte o di un mestiere. Nel Medioevo e ancora nel Rinascimento le corporazioni svolgevano anche un'attività mutualistica. Il grande impulso alle mutue venne però dalla rivoluzione industriale in Inghilterra, dove sorsero le prime Friendly Societies (seconda metà sec. XVIII) ed ebbero uno sviluppo così notevole che lo stesso Parlamento ne favorì la costituzione e ne regolamentò il funzionamento. Diffusesi in tutti i Paesi di lingua anglosassone, trovarono poi terreno favorevole anche in altri Paesi europei. In Italia le mutue si svilupparono parallelamente al movimento operaio: fautori primi ne furono Mazzini e Garibaldi. Dal movimento mutualistico trasse ispirazione e alimento il movimento cooperativistico (società operaie, società di mutuo soccorso). Dopo un primo periodo “volontaristico” le mutue, ormai diventate un fenomeno generale, divennero obbligatorie sotto l'egida dello Stato. Sorsero così numerosi enti previdenziali e mutualistici con competenze relative a singoli tipi di malattie o a singole categorie di lavoratori privati o pubblici (INAM, INAIL, ENPAS, ecc.). Di tali enti, superati ormai dall'esigenza di un servizio assistenziale e sanitario unico per tutti i cittadini, fu avviata l'estinzione con la legge 17 agosto 1974, n. 386. Nel quadro della riforma sanitaria varata nel 1978, le competenze di questi enti sono state trasferite, a partire dal 1º gennaio 1981, alle Unità Sanitarie Locali (USL) e, a seguito della riforma sanitaria del 1992, con il D.L. 502/92, alle ASL.

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