leghismo

sm. [da lega1, nel significato 1]. Il termine leghismo è entrato nel linguaggio politico italiano negli anni Ottanta in relazione ai successi elettorali conseguiti nell'Italia settentrionale prima dalla Liga Veneta poi, più clamorosamente, dalla Lega Nord. In chiave generale, il fenomeno del leghismo esprime una protesta localistica nei confronti dei poteri centrali dello Stato e dei partiti tradizionali, accomunati nell'accusa di centralismo e di iniqua distribuzione delle risorse pubbliche, che danneggerebbe soprattutto le più prospere regioni del Nord. I politologi individuano, quindi, fra i tratti costitutivi del movimento leghista lo spirito di rivolta fiscale – già manifestatosi negli Stati Uniti e in Scandinavia come reazione al carico tributario derivante dai costi del cosiddetto Stato del benessere –, l'effetto di ritorno delle trasformazioni socio-culturali prodotte dai processi migratori interni dei decenni scorsi e, infine, il riemergere di un sentimento federalista e localistico già manifestatosi in diversi contesti europei. Sviluppo solo apparentemente paradossale di quel processo di integrazione comunitaria che – depotenziando il ruolo dello Stato-nazione – evidenzierebbe anche nel caso italiano caratteri di “nazionalizzazione imperfetta” del Paese. È inoltre abbastanza plausibile la connessione fra esplosione del leghismo e crisi di rappresentatività delle forze politiche nazionali, quale si manifesta a partire dalla fine degli anni Settanta con la crescita dell'astensionismo elettorale, la frammentazione del sistema dei partiti e il declino delle ideologie tradizionali.

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