lamarckismo
sm. [sec. XIX; dal nome del biologo J.-B. Lamarck]. Indirizzo sviluppatosi in biologia dal 1880 ca. (detto anche neolamarckismo), comprendente un gruppo molto eterogeneo di teorie dell'evoluzione che convergevano nel sostenere l'ereditarietà dei caratteri acquisiti, l'origine non casuale o fortuita delle variazioni evolutive o la loro stretta dipendenza rispetto alle condizioni ambientali. Più che attraverso un richiamo diretto alla teoria di J.-B. Lamarck, allora poco conosciuta, sorse come contrapposizione al neodarwinismo di A. Weismann, che respinse la ereditarietà dei caratteri acquisiti (per esempio le mutilazioni) sostenendo che le variazioni insorgono casualmente nelle cellule riproduttive e sono vagliate unicamente dalla selezione. Tipico del lamarckismo fu il tentativo di risolvere le obiezioni sollevate contro le teorie darwiniane, secondo cui le variazioni anche più utili insorgenti in alcuni individui di un gruppo erano destinate ad attenuarsi e scomparire attraverso gli incroci con individui non dotati dei nuovi caratteri. Il lamarckismo si appellò a una potenzialità o reattività insita nella materia vivente per sostenere l'insorgere contemporaneo dei nuovi caratteri in tutti o quasi gli individui di un gruppo (R. A. Kölliker e T. C. Eimer), oppure sostenne che le influenze ambientali iscrivono i nuovi caratteri in una memoria cellulare capace di trasmetterli ai discendenti (E. Hering, R. Semon, E. Rignano, T. D. Lisenko). Altri, più vicini al vitalismo, ritenevano causa preminente delle variazioni l'uso e non uso degli organi legati a bisogni indotti dall'ambiente. Dalla fine dell'Ottocento e nei primi decenni del nostro secolo il lamarckismo si è impegnato, più che a formulare ipotesi per spiegare l'origine delle variazioni adattative, nella difesa dell'ereditarietà dei caratteri acquisiti. Tuttavia le osservazioni a favore dell'ereditarietà furono interpretate proprio in base all'opposta teoria della non ereditarietà di tali caratteri basantesi sulla distinzione fra cellule somatiche e riproduttive, presupposto fondamentale della nuova genetica.