lùcciola

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sf. [sec. XIV; dall'ant. lucciare, luccicare].

1) Nome comune degli Insetti Coleotteri della famiglia Lampiridi e in particolare dei generi Lampyris e Luciola. Le femmine, spesso attere o neoteniche, emettono segnali luminosi, da postazioni fisse, in risposta ai lampi emessi dai maschi in volo. I segnali che, salvo i casi di mimetismo, sono strettamente specifici, differiscono per la disposizione dei fotofori e per la sequenza e la durata delle emissioni luminose. Lampyris noctiluca è assai comune un po' ovunque: le femmine strisciano al suolo, specialmente dove questo è umido, facendosi notare per la loro luminosità; i maschi, invece, volano alla loro ricerca emettendo lampi di luce intensa. Luciola lusitanica, lunga sino a 1 cm, ha entrambi i sessi alati; si scorge brillare in volo tra giugno e luglio. Luciola italica, di dimensioni minori, compare invece in maggio e giugno; le sue femmine hanno ali rudimentali, mentre i maschi volano a poca distanza dal suolo.

2) In alcune loc. fig.: vedere le lucciole, provare un dolore fisico improvviso e intenso; prendere o dare a intendere lucciole per lanterne, intendere o far credere una cosa per un'altra.

3) Per estensione, formula euf. per indicare le prostitute, in particolare le passeggiatrici notturne.

4) In talune sale cinematografiche, inserviente che, con l'aiuto di una lampadina tascabile, indica i posti liberi agli spettatori quando la proiezione è già iniziata.

5) Imbarcazione nota in campo internazionale col nome di firefly.

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