lòde

(ant. lòda), sf. [sec. XIII; latino laus laudis].

1) Espressione di elogio con cui si riconoscono e si mettono in risalto i meriti di qualcuno o le qualità di qualche cosa o si approva il comportamento, l'operato di una persona: approvazione, consenso, plauso: parole di lode; lodi meritate, esagerate; ricevere lodi unanimi; ha dimostrato una costanza degna di lode; opera, persona superiore a ogni lode, ottima, perfetta; sia detto a tua lode, per riconoscere i tuoi meriti; fare un lavoro con lode, molto bene, in modo tale da meritare elogi; senza infamia e senza lode, si dice di persona, di cosa o di azione assolutamente mediocre, che non presenta aspetti degni di nota. Nelle università, particolare elogio attribuito oltre il massimo dei voti negli esami e nel conferimento della laurea: trenta e lode; si è laureato con centodieci e lode.

2) Con senso accentuativo, celebrazione, magnificazione, talvolta a scopo adulatorio: tessere le lodi di qualcuno, elogiarlo enfaticamente; parlare in lode di qualcuno o di qualche cosa, allo scopo di celebrare, di esaltare; cantare in lode della donna amata; lodi servili, spudorate.

3) Preghiera o altra manifestazione con cui si celebra e si onora la divinità; inno di ringraziamento: dare, rendere lode a Dio; cantare le lodi del Signore. In particolare, al pl., lodi mattutine, preghiere liturgiche del mattino, celebrate allo spuntare del sole. Con il Vespro, è considerata il cardine quotidiano della liturgia delle ore. Inizia con un inno, che evoca il mistero celebrato, o la creazione, o la risurrezione di Cristo; segue un salmo che indirizza l'anima alla lode di Dio, un cantico dell'Antico Testamento e un altro salmo laudativo. Dopo la lettura della Sacra Scrittura e il canto del Benedictus, vengono alcune invocazioni per chiedere l'aiuto del Signore sul nuovo giorno. La preghiera si chiude con la recita del Padre nostro.

4) Lett., impresa gloriosa, azione encomiabile; merito, virtù: celebrare le lodi di qualcuno. Ant., anche fama: salire in lode.