ipnòtico
IndiceLessico
agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XIX, dal greco hypnōtikós, narcotico].
1) Relativo all'ipnosi, all'ipnotismo: si trovava in stato ipnotico.
2) Di farmaco (anche sm.) che induce il sonno deprimendo l'attività delle strutture nervose encefaliche deputate al mantenimento dello stato di veglia; sonnifero. Per estensione e scherz., di discorso, libro o spettacolo estremamente noioso: quel romanzo ha un vero potere ipnotico.
Farmacologia
I bromuri, il cloralio idrato, la paraldeide e l'uretano sono stati i primi ipnotici usati in medicina; il loro impiego è stato quasi del tutto abbandonato con l'avvento dei barbiturici, largamente usati insieme ai preparati di sintesi. Tra questi ultimi si ricordano alcuni composti con struttura piperidinica, quali il metilprilone e la glutetimide, i derivati chinazolonici metaqualone e mecoqualone, alcuni derivati della benzodiazepina, le fenotiazine prometazina e alimemazina, alcuni derivati tiazolici e acetilenici. I farmaci ipnotici deprimono l'eccitabilità dei neuroni del sistema nervoso centrale con meccanismi diversi, non tutti noti. Per alcuni di questi farmaci sono stati identificati specifici recettori ai quali il farmaco si lega simulando l'effetto di un mediatore endogeno (per esempio morfina) o inibendone l'azione. Altri ipnotici interferiscono spesso nel metabolismo delle catecolammine, della serotonina e di altre sostanze ritenute mediatori chimici della trasmissione nervosa a livello cerebrale, inducendo modificazioni complesse a carico di vari centri nervosi superiori. L'azione non è mai specifica per un determinato distretto del cervello; pertanto, se si considerano le strette correlazioni funzionali tra i diversi centri encefalici, si comprende il motivo per cui l'azione ipnotica è sempre accompagnata da altre azioni secondarie ed è strettamente legata alla dose di farmaco che si somministra. Infatti, a dosi crescenti gli ipnotici provocano sedazione, poi il sonno, quindi l'ariflessia e il coma.