intenzióne

sf. [sec. XIV; dal latino intentío-ōnis, l'essere intento a qualche cosa].

1) Disposizione, tendenza dell'animo e della volontà alla realizzazione di un determinato fine concepito come bene; desiderio, proposito, intendimento: è mia intenzione partire domani; non conosco le sue intenzioni; agire con buone intenzioni; fare, dire qualche cosa con intenzione, di proposito; senza intenzione, involontariamente; secondo l'intenzione di uno, secondo la sua volontà, i suoi desideri. In particolare, fare il processo alle intenzioni, giudicare qualcuno non per quello che ha fatto ma per quello che avrebbe inteso o intenderebbe fare. § Esempi di un'etica dell'intenzione sono la morale cristiana (Abelardo, Tommaso), l'imperativo categorico kantiano, l'etica dei valori di Scheler. In queste concezioni la misura della bontà di un'azione è data non tanto dalla perfezione del risultato, quanto dalla purezza del movente, dalla disposizione della volontà ad agire secondo la legge morale. Contro la privatezza e l'interiorità dell'intenzione si pongono invece quelle filosofie che insistono sulla manifestazione e sulla realizzazione concreta dell'azione buona: si pensi all'etica hegeliana dello Stato in cui le intenzioni dei singoli si debbono identificare con le leggi dello Stato; o alla morale di derivazione pragmatista, positivista, o utilitarista, in cui ciò che conta ai fini di una valutazione morale non è l'intenzione ma lo scopo in quanto realizzato. § Per il diritto canonico l'intenzione è attuale, se esiste hic et nunc, e dirige subito l'atto allo scopo prefisso; virtuale, se esistette anteriormente, conservando, però, la forza di dirigere l'atto verso lo scopo perseguito; abituale, se stabilita una volta per sempre, persistendo per l'avvenire; interpretativa, se di fatto non è mai esistita, ma sarebbe esistita se il soggetto avesse saputo che era necessaria per un determinato atto.

2) Ant., l'immagine che l'intelletto si forma di un oggetto.

3) Ant., significato, giusta comprensione di un concetto.