instabilità

sf. [sec. XVI; da instabile]. L'essere instabile, qualità, condizione di ciò che è instabile. § In psicologia, mancanza di equilibrio emotivo, labilità. Il termine viene usato sia per indicare una condizione momentanea, sia più di frequente per indicare una dimensione della personalità, cui viene contrapposta la stabilità. Per esempio, nella teoria della personalità, elaborata dallo psicologo inglese H. J. Eysenck, alle persone instabili e introverse corrispondono i “melanconici” della tipologia ippocratica, agli instabili ed estroversi i “collerici”. § In aerodinamica, instabilità dinamica, caratteristica del moto del velivolo conseguente a una perturbazione delle condizioni di volo di regime, per cui il movimento oscillatorio dell'aeromobile assume carattere divergente, con aumento dell'ampiezza delle oscillazioni. Tipici fenomeni di instabilità dinamica possono manifestarsi nelle oscillazioni combinate di rollio, imbardata e deriva, note sotto il nome di rollio (o ballo) olandese. § In chimica, incapacità di un composto chimico, di un prodotto, di una miscela di differenti composti, di mantenere inalterate nel tempo le proprie caratteristiche. Tale deficienza, spesso amplificata da fenomeni di catalisi o per apporto di calore, è combattuta con l'aggiunta di uno o più composti che impartiscono una specifica difesa contro l'ozono, l'umidità, la luce, ecc. § Nella scienza delle costruzioni, instabilità dell'equilibrio elastico, fenomeno per il quale determinati elementi strutturali, in determinate condizioni di carico e di vincolo, si discostano dalla configurazione di equilibrio per valori della sollecitazione, cui sono sottoposti, inferiori a quello di sicurezza. L'instabilità è fenomeno tipico delle aste snelle (cioè caratterizzate da particolari valori del rapporto tra la lunghezza libera e il raggio d'inerzia minimo della sezione trasversale) caricate di punta. Se esaminiamo infatti un elemento strutturale lungo e sottile (per esempio un pilastro), soggetto a compressione, aumentando il carico, si giunge a un valore limite in corrispondenza del quale l'elemento, invece di continuare a contrarsi, si inflette lateralmente (secondo il piano di minor rigidezza); tale valore limite, detto carico critico, è inferiore al carico di snervamento per compressione semplice e varia con il materiale, la forma della sezione, la lunghezza e i vincoli dell'elemento strutturale. In base alla snellezza si effettua la progettazione di aste soggette a carico di punta mediante tabelle che forniscono direttamente un coefficiente di riduzione del carico di sicurezza a compressione. Tra gli elementi che meglio resistono al carico di punta si preferiscono quelli con sezione profilata o scatolare nei quali il materiale, distribuito quanto più possibile lontano dall'asse longitudinale, aumenta il momento di inerzia della sezione, diminuendo conseguentemente la snellezza.

Trovi questo termine anche in:

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora