horrea
s. neutro pl. latino usato in italiano come sm. pl. Nell'antica Roma, magazzini pubblici o privati per il deposito di grano, derrate alimentari o altri generi di consumo (horrea piperitaria per le droghe, chartaria per la carta, candelaria per la cera, ecc.). A Roma si ricordano, tra gli altri, gli horrea Galbana situati presso il porto fluviale del Tevere, gli horrea Agrippiana, Seiana, Lolliana, ecc., molti dei quali riconoscibili nella pianta marmorea della Forma Urbis. Erano robusti edifici di pietra e mattoni, comprendenti una serie di camere allineate oppure varie camere disposte, su uno o due piani, attorno a vasti cortili centrali. Di questo ultimo tipo sono, a Ostia, gli horrea Epagathiana et Epaphroditiana, ottimamente conservati, con ingresso decorato da timpano e colonne e un ampio porticato che, su due piani, si sviluppa attorno al cortile centrale.