finissàggio

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sm. [sec. XX; dal francese finissage].

1) Insieme di operazioni di natura meccanica o chimica, talvolta combinate insieme, che si fanno subire ai tessuti allo scopo di dar loro tutte quelle proprietà che sono generalmente richieste per una stoffa finita e adatta all'uso. Il finissaggio ha pure lo scopo di migliorare l'apparenza della materia impiegata in modo che le sue prerogative vengano valorizzate e varia per ciascun tessuto secondo l'aspetto finale che gli si vuole conferire. Il finissaggio comprende: il lavaggio; la sbianca o candeggio per i tessuti da biancheria; la follatura (solo per i tessuti di lana); la garzatura, per quei tessuti che devono presentare il pelo su una o ambedue le facce; la cimatura, per quelle stoffe che devono presentare un aspetto uniforme e levigato; l'arricciatura, per alcuni tessuti garzati; la pressatura, per regolarizzare e rendere stabile e uniforme la direzione del pelo di quei tessuti che ne sono forniti; la calandratura, per spianare il tessuto e dargli lucentezza; il decatissaggio, per attenuare l'eccessiva lucentezza; la stampa e l'impressione (in rilievo o incavo), per i tessuti a disegni; la bruciatura del pelo, per i tessuti di cotone e di lana; la carbonizzazione, per tessuti di lana onde eliminare eventuali impurità di origine vegetale; l'apprettatura, per i tessuti leggeri; l'impermeabilizzazione e infine l'asciugamento mediante il quale si fissa anche l'altezza, del tessuto, che si desidera ottenere.

2) Nell'industria del cuoio, l'insieme delle operazioni effettuate sui pellami conciati, ingrassati ed essiccati, allo scopo di renderli di colore uniforme, brillante, di migliorarne le caratteristiche fisiche e di celarne eventuali imperfezioni. È detto anche rifinizione.

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