fecondità

Indice

Lessico

Sf. [sec. XIII; dal latino fecundítas-ātis]. L'esser fecondo, propr. capacità di un organismo di riprodurre organismi della stessa specie. Per estensione, fertilità; fig., capacità di creare, produrre opere: la fecondità dell'immaginazione.

Fisiologia

Nella donna il periodo di fecondità dura alcuni giorni per ciascun ciclo mestruale. Inizia tre giorni prima dell'ovulazione, potendo gli spermatozoi rimanere vitali nei genitali femminili per ca. 72 ore, e termina due-tre giorni dopo l'ovulazione quando l'ovulo cessa di essere vitale. Se una donna quindi ha l'ovulazione quattordici giorni dopo l'inizio del flusso mestruale, come si verifica nella maggior parte dei casi, il periodo di fecondità va dall'undicesimo al quindicesimo o sedicesimo giorno del ciclo. Sulla conoscenza dei giorni fecondi della donna si basano alcuni metodi di controllo delle nascite.

Religione

In storia delle religioni, i riti di fecondità sono destinati a promuovere l'aumento della selvaggina presso i popoli cacciatori, degli armenti presso i popoli allevatori, e a incrementare la fertilità della terra presso i popoli coltivatori. Raramente tali riti appaiono isolabili da contesti ideologico-religiosi più vasti, concernenti globalmente la condizione umana; per lo più sono inseriti in culti di spiriti, antenati, divinità, ecc. Particolarmente le civiltà di coltivatori hanno sviluppato un complesso ideologico-religioso in cui vengono a trovarsi in costante connessione la morte, la fecondità umana e la fertilità agraria; ed è qui che si trova un culto degli antenati assai rilevante, la concezione più o meno sviluppata di una Terra Madre e, in taluni casi, le prospettive di una rigenerazione mediante l'identificazione della sorte umana con quella del seme che, come un morto, viene seppellito, ma poi torna a vivere in una nuova pianta.

Demografia

In demografia, per fecondità s'intende la manifestazione concreta della capacità di riprodursi di una popolazione; più raramente, la stessa capacità riproduttiva riservando il termine fertilità alla manifestazione concreta. La fecondità generale si misura mediante il quoziente generico di fecondità ottenuto rapportando il numero dei nati vivi in un dato intervallo di tempo alla popolazione media dell'intervallo in età riproduttiva (cioè in età 15-45 anni o, abitualmente, 15-50 anni). Se al denominatore del rapporto, anziché la popolazione di entrambi i sessi, si pongono le sole donne o i soli uomini si ottengono i quozienti di fecondità monogeni (femminile o maschile). Rapportando i nati legittimi o illegittimi alla popolazione coniugata o non coniugata si ottengono rispettivamente i quozienti di fecondità legittima e fecondità illegittima. È possibile anche calcolare il tasso specifico di fecondità legittima, ossia il rapporto fra il numero delle nascite avvenute in un determinato anno da madri coniugate appartenenti a una particolare classe di età e l'ammontare della popolazione femminile coniugata di quella classe di età nello stesso anno.

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