eritrodermìa
sf. [sec. XIX; eritro-+ -dermia]. Arrossamento cutaneo, esteso a tutta o a gran parte della superficie corporea, accompagnato da desquamazione a piccole scaglie, dovuto a cause diverse. Di solito le eritrodermie si distinguono in primitive, a patogenesi ignota, e secondarie, che si verificano nel corso di altre dermatosi, come l'eczema, la psoriasi, il pemfigo, micosi, leucemia, ecc. Generalmente vi è prurito, di intensità varia, sensazione di bruciore, fragilità cutanea; nelle forme croniche si ha anche atrofia delle ghiandole cutanee, alterazioni delle unghie e altre complicazioni. Si può avere ispessimento cutaneo tale da portare a fissurazioni ragadiformi in corrispondenza delle pieghe cutanee. Nelle forme più gravi è presente febbre, decadimento generale e interessamento renale. Il decorso è vario, secondo le forme: benigno con abituale guarigione nelle eritrodermie secondarie, progressivo e maligno nelle forme primitive con compartecipazione del sistema reticolo-endoteliale. Eritrodermia congenita ittiosiforme, lo stesso che ittiosi.