cyberbullìsmo
sm. [XX sec.; da cyber + bullo +-ismo] Atteggiamento sopraffattorio e denigratorio messo in atto da una o più persone verso una persona più debole o incapace di difendersi, soprattutto in ambiente scolastico e all’interno di gruppi giovanili, compiuto in modo virtuale attraverso i social media con invio di messaggi, foto e video. Mentre nel bullìsmo il rapporto asimmetrico è basato sulla diseguaglianza di età, forza e potere psicologico, nel cyberbullìsmo il potere si manifesta attraverso una maggiore padronanza, rispetto alla vittima, degli strumenti informatici. Entrano poi in gioco altri elementi, come l’anonimato garantito dal web e la distanza fisica, che inducono più facilmente alla prevaricazione. Si può distinguere un cyberbullìsmo diretto, che si manifesta con l’invio continuo alla vittima di sms, messaggi e video attraverso applicazioni o in chat o tramite e-mail, e cyberbullìsmo indiretto, con il coinvolgimento di altri utenti che possono vedere, salvare e condividere materiale che ha per oggetto la vittima. Le conseguenze sono soprattutto a carattere psicologico, ma oltre agli effetti a breve e a lungo termine tipici del bullìsmo (autoemarginazione, disturbi del sonno, problemi psicosomatici, abbandono scolastico, scarsa autostima, ansia, depressione, comportamenti autolesivi e suicidio) si aggiunge, data la pervasività dell’uso dei social, anche la sensazione di vulnerabilità in ogni momento della giornata. Sotto il profilo legislativo, il cyberbullìsmo può configurare fattispecie perseguibili penalmente: dalla violazione della privacy agli atti persecutori alla molestia.
Bibliografia
M. L. Genta, Bullismo e cyberbullismo: comprenderli per combatterli. Strategie operative per psicologi, educatori ed insegnanti, Milano, 2017; S. Cosimi, A. Rossetti, E. Affinati, Cyberbullismo, Roma, 2018; D. Fedeli, C. Munaro, Bullismo e cyberbullismo: come intervenire nei contesti scolastici, Firenze, 2019.