clorato
sm. [sec. XIX; da clorico]. Sale dell'acido clorico. I clorati dei metalli alcalini si formano facendo agire il cloro sulle soluzioni calde degli idrossidi alcalini: in queste condizioni essi prendono origine dalla decomposizione degli ipocloriti che inizialmente si formano: 3NaClO —→ 2NaCl+NaClO₃. Su scala industriale il clorato di potassio, KClO₃, e il clorato di sodio, NaClO₃, che sono quelli più comunemente usati, si ottengono per via elettrolitica, cioè per ossidazione anodica di una soluzione di cloruro di sodio; il clorato di potassio, meno solubile di quello di sodio, cristallizza aggiungendo un sale di potassio alla soluzione di clorato di sodio ottenuta dall'elettrolisi. I clorati sono energici ossidanti: riscaldati verso i 300 ºC si decompongono in perclorati, cloruri e ossigeno. Riscaldandoli a secco in miscela con sostanze organiche deflagrano. Forti quantità di clorato sono impiegate nei processi di sbianca e nella produzione di fiammiferi, esplosivi e fuochi d'artificio. § Il clorato di potassio per la sua azione battericida viene spesso adoperato in medicina, in compresse o per gargarismi, come blando disinfettante del cavo orale. A dosi elevate esso può tuttavia provocare gravi avvelenamenti, che non di rado si hanno anche per ingestione accidentale o suicidiaria della sostanza. A dosi tossiche, il clorato di potassio ha azione fortemente irritante sul tratto gastrointestinale. Una volta assorbito provoca inoltre distruzione dei globuli rossi, alterazioni dell'emoglobina, gravi disturbi della funzione renale.