cheratite
sf. [sec. XIX; da cherato-+ -ite]. Qualsiasi processo di natura infiammatoria che colpisca la cornea. Tra le principali forme cliniche ci sono: la cheratite bollosa, forma distrofica caratterizzata dalla presenza di bolle, piccole o grandi, sulla cornea; la cheratite dendritica, provocata dal virus dell'Herpes simplex e caratterizzata da ulcerazioni corneali a più rami, terminanti con estremità nodulari; la cheratite erpetica, provocata dal virus dell'Herpes zooster; la cheratite flittenulare, provocata dal bacillo di Koch, caratterizzata dalla comparsa nella regione marginale di una o più flittene con ulcerazione dell'epitelio. Può risolversi in circa tre settimane o complicarsi con estensione dell'ulcera e comparsa di numerose flittene e infezioni secondarie; la cheratite parenchimatosa, manifestazione da eredolue che colpisce individui tra i 6 e i 15 anni. È caratterizzata in un primo tempo da infiltrati nummulari del parenchima, quindi da vascolarizzazione della cornea con neoformazione di vasi. La cornea diventa rigonfia, edematosa e di colore rossastro . La sintomatologia quindi regredisce parzialmente. Alcune forme di cheratiti regrediscono senza lasciare tracce mentre altre producono cicatrici corneali più o meno evidenti (macchie, nubecole, ecc.). La cheratite infettiva del bovino è sostenuta dal bacillo Gram-negativoHaemophilus bovis. La trasmissione di questa malattia, che si verifica specialmente nei periodi caldi, è affidata a vari fattori ambientali come polvere e vento, ma in modo particolare alle mosche. La fotofobia e la congiuntivite sono le fasi iniziali della malattia, che poi si evolve con l'opacamento della cornea. L'infiammazione si spinge poi all'orbita fino a provocare cecità assoluta e irreversibile. La profilassi vaccinale non è molto efficace, mentre gli antibiotici si sono dimostrati utili per la cura della malattia.