carta geogràfica
IndiceDefinizione
Rappresentazione figurativa convenzionale, generalmente piana, di parte o di tutta la superficie terrestre considerata nella varietà di aspetti e fenomeni, concreti o astratti, su di esse localizzabili. Tali rappresentazioni sono necessariamente ridotte secondo una data proporzione (o scala) e si fondano sui principi matematici della proiezione della superficie sferica su una superficie piana; inoltre sono simboliche, nel senso che i dati di forma e misura degli elementi del terreno e tutti i fatti o fenomeni aventi un valore spaziale (locativo o distributivo) sono riprodotti mediante segni appropriati essenzialmente convenzionali. "Per la preparazione di una carta geografica vedi vol. V, pag. 516" . "Per la tipologia e la preparazione di una carta geografica vedi il lemma del 5° volume."
Generalità
Le carte geografiche moderne sono il prodotto di una triplice elaborazione, proiettiva, figurativa e grafica. Il primo intervento per la realizzazione di una carta riguarda infatti la scelta, in relazione alle finalità e all'area abbracciata, e l'esecuzione di un certo tipo di proiezione geografica, atto a consentire la rappresentazione più fedele possibile sul piano della carta della superficie terrestre o di una sua parte. I sistemi di proiezione si riferiscono sempre a figure terrestri considerate a grandissime linee. Per la rappresentazione dell'orografia, ossia degli elementi relativi al rilievo, dell'idrografia, cioè degli elementi relativi alle acque, mari, fiumi, laghi, ecc., e delle opere artificiali occorre l'opera del topografo e del cartografo, i quali inseriscono nel reticolato geografico, costruito in base alla proiezione scelta, la figurazione dei punti secondo la loro rispettiva posizione geografica e secondo precise interpolazioni, ed eseguono infine la rappresentazione grafica definitiva per mezzo del disegno. Le operazioni finali necessarie all'edizione di ogni carta sono di competenza dell'arte grafica e riguardano la riproduzione e la stampa. I tipi, i contenuti e le dimensioni spaziali delle carte geografiche. variano a seconda degli scopi e degli usi cui sono destinate.
Classificazioni e tipologia
Quindi vari sono i criteri di classificazione. Il primo è dato dal tipo di proiezione geografica adottato. Ciascuna proiezione, infatti, mediante proprie formule di corrispondenza con il piano, consente di tracciare sulla carta il reticolato geografico (meridiani e paralleli), di misurare su di esso le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) dei punti del terreno e quindi di stabilire la corrispondenza biunivoca tra questi e quelli riportati sulla carta. Si hanno, pertanto, carte isogone, equivalenti, equidistanti, afilattiche, ecc. Tutte comportano delle differenze, che riguardano valori angolari, areali e di lunghezza, fra la superficie oggettiva (il globo) e quella subiettiva (la carta), differenze che diventano sempre più sensibili col crescere del denominatore della scala e dell'estensione del territorio considerato. Altro fondamentale elemento di classificazione è la scala, cioè il rapporto dimensionale tra le lunghezze grafiche e le corrispondenti sul terreno. Essa varia in relazione allo scopo e alla funzione della carta. Quindi si hanno: le carte geografiche, a piccola scala o a grande denominatore (a partire da 1:1.000.000), che riportano gli essenziali elementi orografici, idrografici e antropici delle grandi divisioni fisiche e politiche della Terra in modo da dare l'idea immediata, ai fini per lo più dimostrativi e didattici, delle caratteristiche d'insieme; le carte corografiche (scale da 1:1.000.000 a 1:100.000) che, raffigurando elementi naturali e antropici di zone (choros=regione), consentono maggiori possibilità di dettaglio; le carte topografiche, a media scala (da 1:10.000 a 1:100.000), che costituiscono la cartografia di base o fondamentale di uno Stato, forniscono la rappresentazione fedele del terreno e riportano con esattezza e abbondanza i particolari naturali e artificiali; i piani, le piante topografiche e le mappe catastali, a grandi scale (oltre 1:5000), che, rappresentando con notevole esattezza e cura gli elementi specifici di zone limitate o particolari, hanno scopi essenzialmente tecnici. Queste rappresentazioni e le carte topografiche sino al 50.000 vengono rilevate direttamente sul terreno; le altre vengono derivate dalle carte topografiche mediante riduzione di scala, spoglio di particolari e generalizzazione. Particolari rappresentazioni geografiche a piccola scala sono: i planisferi, che danno l'immagine piana dell'insieme del globo terrestre; i mappamondi, che rappresentano in piano il globo terrestre distinto in due emisferi; i globi, che sono riproduzioni sferiche della superficie della Terra, della Luna o di altri pianeti. I planisferi, i mappamondi e in genere le carte a piccola scala trovano diffusione negli atlanti. Riguardo al contenuto e allo scopo le carte geografiche si classificano in: generali, tematiche e speciali. Quelle generali o del terreno (topografiche, corografiche, geografiche) hanno esclusivamente lo scopo di rappresentare il terreno e gli oggetti visibili su esso distribuiti dando il maggior numero possibile di informazioni. Le carte tematiche consistono in rappresentazioni grafiche che su appropriata base cartografica e mediante simboli evocatori, colori, figurazioni convenzionali ed espressioni grafiche come diagrammi, cartogrammi, stereogrammi, ecc., consentono correlazioni geografiche e dimostrazioni statistiche, qualitative e quantitative, relativamente a fenomeni fisici (geologia, tettonica, clima, flora, fauna, ecc.), a fenomeni antropici (demografia, razze, religioni, lingue, civiltà economiche, ecc.), a fenomeni economici (utilizzazione del suolo, produzioni minerarie, fonti di energia, distretti industriali, correnti di traffico, vie di comunicazione, ecc.). Le carte speciali o applicate infine sono delle carte tematiche rispondenti a precise esigenze di ordine pratico; comprendono per esempio carte nautiche e aeronautiche, amministrative, clinografiche, forestali, geomorfologiche, geologiche, minerarie, archeologiche, stradali, turistiche, ecc.
Rappresentazione del terreno
"Per i segni convenzionali delle carte geografiche e topografiche vedi il lemma del 5° volume." La rappresentazione del terreno è l'obiettivo fondamentale delle carte geografiche generali e, in particolare, di quelle topografiche, perché il terreno costituisce l'oggetto essenziale e fondamentale di ogni carta "Per i segni convenzionali delle carte geografiche e topografiche vedi vol. V pagg. 516 e 517" . Effettuato l'inquadramento geografico e geodetico della carta la rappresentazione altimetrica e planimetrica viene realizzata geometricamente dal topografo mediante rilievi (o levate) di campagna, in modo da fornire la rigorosa immagine figurativa degli aspetti naturali e umani del terreno, e completata col disegno e con l'applicazione di particolari tecniche cartografiche. La rappresentazione altimetrica pone il problema di rendere su una superficie bidimensionale (la carta geografica) gli elementi tridimensionali delle accidentalità della superficie terrestre. Esso viene risolto o ricorrendo ad astrazioni geometriche (curve di livello, tinte ipsometriche, ecc.) o a effetti naturalistici, cioè ad artifici che, prescindendo dall'esattezza geometrica, danno la sensazione plastica del rilievo (sfumo, tratteggio, ecc.), o infine all'indicazione delle quote, che danno le altezze dei vari particolari sulla superficie convenzionale del livello medio dei mari (geoide). Le curve di livello o isoipse, affermatesi verso la prima metà dell'Ottocento, sono linee geometriche continue, le quali sezionando idealmente i rilievi con piani orizzontali paralleli al livello del mare uniscono i punti che hanno uguale quota, riproducendo così l'andamento morfologico del terreno. Sono distinte in ordinarie e direttrici e sono separate da un intervallo costante detto equidistanza, corrispondente di solito a un millesimo della scala. Per mettere in risalto particolari topograficamente importanti non riproducibili con le curve ordinarie si ricorre all'interposizione di curve ausiliarie tratteggiate a equidistanza inferiore. La stessa funzione delle curve di livello hanno le curve batimetriche, che uniscono punti di uguale profondità e servono a rappresentare le forme dei fondi marini e lacustri. Per i terreni piatti, dove le curve sarebbero inespressive, si ricorre al piano quotato, cioè a una fitta quotazione di particolari che consente di valutare anche piccole differenze di livello. Si usa per carte geografiche a grande scala, per lavori di bonifica e di sistemazioni idriche e per i fotopiani. Questi sono carte di terreni pianeggianti ricavate da mosaici di fotografie aeree geometricamente corrette da appositi strumenti raddrizzatori, interpretate da ricognizioni sul terreno e tradotte in segni topografici. Il tratteggio è un artificio grafico che risale al Seicento. Consiste nel dare valore alle pendenze mediante serie di trattini di lunghezza e spessore variabili, disposti secondo le linee di massima pendenza. L'effetto plastico si ottiene sia raffittendo e ingrossando i trattini in ragione delle pendenze, sia con il gioco delle luci e delle ombre risultante da effetti di illuminazione zenitale od obliqua del terreno. Il metodo è laborioso ed è ormai sostituito da uno sfumo a mezzatinta il cui effetto di ombreggio è ottenuto considerando il rilievo illuminato da NW (lumeggiamento a luci oblique). Nelle carte a piccola scala, dove l'uso delle curve non è possibile a causa della sintetizzazione delle forme, si ricorre alle tinte ipsometriche, introdotte già nel 1842. L'effetto plastico, sintetico ed essenziale, risulta dalla colorazione convenzionale, con varie tinte o con sfumature di una stessa tinta, di fasce altimetriche poste fra prestabiliti valori di curve di livello. Alle tinte altimetriche si associa, di frequente, lo sfumo o il tratteggio. L'esigenza di rappresentare in modo veristico il rilievo ha dato anche origine ai plastici, nei quali la terza dimensione è ottenuta dalla sovrapposizione di strati di un certo spessore (in cartone, legno, gesso), delimitati dalle curve di livello. I gradini fra strato e strato sono poi smussati e colmati con materiale duttile. L'applicazione sempre crescente di materiali plastici industriali (polivinili e vinili) ha consentito di produrre in serie carte geografiche a rilievo precedentemente stampate in piano e poi formate da matrici su gesso. Tali carte in rilievo sono destinate a usi dimostrativi e soprattutto didattici. La rappresentazione planimetrica consiste nel riportare in proiezione sulla carta i particolari naturali (idrografia, vegetazione, colture) e artificiali, riproducendone gli aspetti per mezzo di espressioni grafiche e di simboli detti segni convenzionali, che esprimono l'idea e le caratteristiche essenziali degli oggetti e danno la corrispondenza tra la realtà fisica e quella grafica. Questo convenzionalismo può essere: metrico, se riporta sul piano della carta i particolari in proiezione; esaltato, se la scala non consente il riporto metrico; descrittivo, se esprime la natura dei particolari mediante segni o colorazioni che accentuano il valore informativo della rappresentazione senza comprometterne il valore metrico. La rappresentazione delle rocce costituisce un caso particolare del convenzionalismo, che traduce la realtà morfologica in segno che accoppia precisione geometrica ed espressività artistica. La rappresentazione del terreno è completata dalla scelta e dall'inserimento dei toponimi, importanti elementi cartografici che consentono di individuare gli oggetti fisici e antropici, di mostrare i rapporti naturali e cartografici che questi hanno con le varie attività umane, di qualificare il valore topografico, geografico e logistico dei particolari. Quelli contenuti nelle carte geografiche fondamentali e nelle mappe catastali assumono valore ufficiale nella toponomastica. Le rappresentazioni cartografiche, nel campo pratico, consentono l'orientamento sul terreno, lo studio di itinerari, la valutazione delle risorse naturali e delle attività umane, la localizzazione e la misura di punti, di lunghezze, di aree, di volumi (cartometria). Nel campo geografico, specie se integrate da apporti tematici, consentono la visualizzazione insostituibile del territorio e, attraverso l'interpretazione del paesaggio geografico, nelle sue strutture e correlazioni, favoriscono la soluzione di problemi inerenti l'ecologia, l'urbanesimo, il turismo, lo sviluppo industriale, la valorizzazione agraria, ecc. Inoltre, la comprensibilità delle carte geografiche in campo internazionale, a prescindere dalla conoscenza delle lingue, mostra la maggiore utilità pratica di queste rispetto a descrizioni e monografie.
Allestimento
"Per l'allestimento della pellicola di un colore vedi schema al lemma del 5° volume." "Per l'allestimento della pellicola di un colore vedi vol. V, pag. 518" L'allestimento di una carta geografica, che è spesso compito di istituti privati, si svolge attraverso varie fasi. La prima consiste nella preparazione degli originali del disegno e dei nomi, realizzati dal disegnatore in base alle istruzioni del geografo e del cartografo riguardanti la scala, il formato, la proiezione, il numero dei colori, i principi sulla generalizzazione dei particolari, sull'amplificazione degli stessi, sulla scelta dei nomi e sulla loro trascrizione da lingue scritte in alfabeti diversi da quello latino. L'ultima fase consiste nella realizzazione delle pellicole definitive, cioè di tante pellicole trasparenti quanti saranno i colori con cui si vuole stampare la carta geografica; in esse i tratti del disegno, come pure le campiture dei colori, piene o retinate, appariranno rappresentati in nero fotografico qualunque sia il colore cui ognuno di loro darà luogo nella stampa. Dalle pellicole definitive, infatti, si passa fotomeccanicamente all'incisione delle lastre metalliche per le macchine da stampa: i singoli colori dipendono quindi dagli inchiostri che le lastre riportano sulle carte geografiche a mano a mano che esse vengono stampate. Le fasi intermedie del lungo e laborioso processo, che porta alla realizzazione delle pellicole definitive, sono rappresentate da pellicole trasparenti e indeformabili alla temperatura e all'umidità, onde permettere che il disegno possa essere riprodotto fedelmente e senza subire alcuna alterazione, che darebbe luogo nella stampa a dei fuori registro. Gli originali passano dal disegnatore cartografo ad altri tecnici, che li scompongono nei loro vari elementi per ricomporli poi fotomeccanicamente o fotograficamente nelle pellicole definitive, una per ogni colore di stampa. Tra questi tecnici, alcuni sono spesso chiamati impropriamente incisori, perché in passato la riproduzione degli originali era eseguita mediante l'incisione del disegno su speciali pietre, dette litografiche, dalle quali il disegno veniva poi trasmesso su altre pietre, le cosiddette pietre da trasporto, che costituivano le matrici di stampa. Nelle fasi intermedie gli originali vengono scomposti non solo nei vari colori con i quali la carta sarà stampata, ma anche, tenendo conto delle tecniche di riproduzione diverse, nei loro elementi costitutivi, e cioè nel disegno della planimetria, nelle campiture di colore, nel disegno della montagna e nei nomi, nella cornice, nel reticolato geografico e nell'idrografia. Il disegno della planimetria (cioè di tutti quegli elementi topografici che sulla superficie terrestre e sul piano della carta hanno un'estensione lineare o coprono una superficie, come per esempio le coste, i fiumi, le vie di comunicazione, ecc.), allestito dai disegnatori, viene trasferito su un supporto trasparente (foglio di plastica o lastra di vetro) coperto di una patina opaca stesa uniformemente; l'incisore con uno speciale strumento provvisto di una punta di zaffiro o di acciaio incide la patina opaca, o più esattamente l'asporta, in corrispondenza dei segni calcati sopra, mettendo allo scoperto il supporto trasparente: questo viene così a rappresentare la copia negativa del disegno che si vuole ottenere. Da esso, mediante un semplice passaggio fotografico, si otterrà una copia diapositiva che costituirà la pellicola definitiva. I singoli colori di fondo in passato si ottenevano generalmente stendendo delle campiture opache su pellicole trasparenti, corrispondenti alle superfici che dovevano essere rappresentate nella carta geografica finita con determinati colori; dalle campiture si ottenevano fotograficamente le maschere, cioè i loro negativi, dalle quali si passava infine dopo le retinature e gli abbinamenti necessari alle pellicole definitive dei singoli colori; attualmente il procedimento più usato è lo strappo dei colori, o stripping, che consiste nell'asporto progressivo di sottilissime pellicole di una copertura opaca stesa uniformemente su un supporto trasparente (vetro o plastica), seguendo con esattezza i contorni delle superfici; a strappo avvenuto, la pellicola rappresenta una maschera, dalla quale si prosegue come nel procedimento esposto sopra. La montagna può essere riprodotta col tratteggio, mediante l'impiego di curve di livello e di tinte graduate per le varie zone altimetriche o con lo sfumo; in quest'ultimo caso, che è attualmente il più diffuso, si esegue il disegno del rilievo ad acquerello o con polvere di grafite su di un apposito foglio, su cui siano stati tracciati precedentemente i corsi d'acqua e le coste; a lavoro ultimato, si eliminano fotograficamente i simboli idrografici e si provvede alla riproduzione del disegno della montagna per ottenere la matrice di stampa. I nomi, che una volta s'incidevano su pietra, vengono ora generalmente puntati su appositi supporti trasparenti; si esegue la composizione dei nomi in tipografia o mediante l'uso di speciali macchine fotocompositrici e si ottiene una pellicola, dalla quale i nomi vengono ritagliati singolarmente e fatti aderire accuratamente al loro posto prestabilito sul supporto. I passaggi per arrivare alle pellicole definitive sono molto numerosi e richiedono un'estrema precisione; ciò aiuta a spiegare le notevoli difficoltà che si incontrano per effettuare gli aggiornamenti necessari affinché la carta non invecchi rapidamente.
Carte geologiche
Carte sulle quali sono rappresentate le aree di affioramento delle varie unità o corpi geologici che costituiscono il territorio considerato, i loro limiti e, in alcuni casi, alcuni elementi strutturali mediante simboli convenzionali "Per le carte geografiche speciali vedi vol. V, pag. 519" "Per le carte geografiche speciali vedi il lemma del 5° volume." . Ogni carta geologica è completata da una legenda che illustra le partizioni cronologiche e le principali formazioni litologiche. In stretta relazione con la scala della carta è la maggiore o minore convenzionalità dell'informazione geologica in quanto al crescere della scala aumentano la precisione della rappresentazione e il numero degli elementi che vi possono essere rappresentati. Se la base cartografica è a media o a piccola scala, vengono normalmente indicate solo le grandi unità cronostratigrafiche raggruppando insieme i terreni che appartengono a uno stesso sistema o a uno stesso eratema; se la base cartografica è a grande scala, possono invece essere rappresentate sia le unità cronostratigrafiche minori (serie e piani), sia quelle litostratigrafiche (formazioni). Mediante opportuni simboli possono inoltre essere precisate le caratteristiche geometriche (direzione, immersione, inclinazione) delle varie unità; elementi strutturali quali faglie, sovrascorrimenti, assi di pieghe sia superficiali sia sepolte; indicazioni della presenza di cave, miniere, sorgenti, ecc. Quando si impieghi come base una carta topografica a isoipse, le scale adottate sono la 1:100.000, la 1:50.000 e, per rilievi di maggiore precisione, la 1:25.000, mentre per scopi particolari, come ricerche minerarie, rilevamenti per strade, gallerie, ecc., si utilizzano carte a scala maggiore. In questo caso dai rapporti esistenti tra i limiti delle formazioni, o le linee strutturali, e le isoipse, è possibile risalire alle caratteristiche geometriche delle superfici limite formazionali e strutturali, nonché allo spessore approssimato di un dato complesso. Un altro elemento che può essere riconosciuto, e che riveste notevole importanza, è lo stile tettonico di una regione. Alla carta geologica, che è la base necessaria per ogni ulteriore indagine geologica, sedimentologica, tettonica, ecc., possono essere affiancate delle carte sulle quali sia rappresentato un particolare aspetto della geologia. Tra queste si hanno le carte litologiche sulle quali vengono raggruppati sotto lo stesso simbolo i terreni affioranti che hanno la stessa natura petrografica (argille, arenarie, calcari, ecc.) e gli stessi caratteri (calcari compatti, fessurati, ecc.) senza che necessariamente abbiano lo stesso periodo di formazione. Una carta derivata è quella della permeabilità; vi sono indicati, mediante simboli diversi, i terreni in base al grado e al tipo di permeabilità all'acqua presentato. Se si riportano invece sulle carte batimetriche gli affioramenti delle rocce di diversa natura esistenti sui fondali marini, si ottengono le carte batilitologiche, le quali servono appunto a rappresentare la litologia dei fondi marini. La costruzione delle carte batilitologiche fornisce un'ottima base per lo studio delle variazioni della zona litorale che maggiormente risente dell'azione morfologica del mare. Dal confronto di carte batilitologiche della stessa zona eseguite in tempi successivi si può seguire l'evoluzione dei fondali e risalire alle cause della loro modificazione anche in funzione della diversa litologia delle formazioni rocciose. La ricostruzione della distribuzione areale dei sedimenti al momento della loro formazione, indipendentemente dalle loro vicende geologiche successive, è indicata sulle carte paleolitologiche che si integrano con quelle paleogeografiche, le quali rappresentano invece le condizioni geografiche di un dato momento della storia geologica della Terra. Se invece su una carta viene riportata la distribuzione degli affioramenti in una data epoca geologica con le loro reciproche implicazioni, si hanno allora le carte paleogeologiche. Le carte stratigrafiche differiscono da quelle geologiche perché su di esse viene rappresentata, non limitatamente alle porzioni affioranti, l'estensione areale della forma e della giacitura di un'unità stratigrafica. A questo tipo possono essere ricondotte, oltre alle già citate carte paleolitologiche, anche le seguenti: carte di facies, che rappresentano la variazione areale di uno dei molti aspetti che caratterizzano un'unità stratigrafica (per esempio c. di bio- e di litofacies); carte delle isopache, che permettono di mostrare la variazione di spessore in una data formazione o unità stratigrafica mediante linee, dette isopache, tracciate unendo tutti i punti in cui queste formazioni presentano uguale spessore (carte di questo tipo sono usate per ricostruire bacini sedimentari e per rappresentare, nella geologia del petrolio, corpi geologici sepolti); carte delle isolite, rappresentate dalle linee che congiungono i punti in cui un determinato tipo litologico presenta lo stesso spessore (fondamentalmente una carta delle isolite non è altro che una carta delle isopache quando sia presente un solo tipo litologico); carte paleotettoniche, basate sulla combinazione di carte di facies e delle isopache: mostrano la distribuzione di elementi paleotettonici negativi e positivi durante la sedimentazione di una data unità stratigrafica; carte palinspastiche, che rappresentano una ricostruzione della posizione originaria dei corpi rocciosi in un determinato momento della storia geologica, antecedente al loro spostamento per cause tettoniche. Queste ultime sono impiegate per analisi stratigrafiche di quelle zone che mostrano di essere state soggette a intensi fenomeni di ripiegamento e nelle quali pertanto gli elementi paleotettonici e le caratteristiche stratigrafiche e strutturali sono diversi da quelli originali.
Carte geofisiche
Rappresentazioni grafiche dell'andamento dei principali fenomeni fisici di cui è sede la Terra. Particolare importanza sia teorica sia pratica hanno le carte gravimetriche e magnetiche. Le carte gravimetriche più interessanti sono quelle a isoanomale, nelle quali vengono rappresentate, sulla base di una carta geografica, le anomalie gravimetriche rispetto al campo normale, cioè al campo di gravità ridotto al geoide. Esse permettono di rilevare l'ineguale distribuzione di densità nel sottosuolo e hanno fornito molte indicazioni sui fenomeni orogenetici e sulla crosta terrestre. Le carte magnetiche rappresentano la distribuzione dei valori degli elementi del campo magnetico sulla superficie terrestre. Si distinguono: carte a linee isogone, ossia a linee che uniscono i punti di eguale declinazione magnetica, carte a isocline o di eguale inclinazione magnetica, carte a isodiname o di eguale intensità della componente verticale od orizzontale del campo magnetico oppure dell'intensità totale del campo. Recentemente sono state introdotte le carte a isopore, nelle quali vengono tracciate le linee che uniscono tutti i punti della superficie terrestre nei quali si ha la stessa variazione annua degli elementi del campo. Grande interesse hanno anche le carte sismiche; tra queste le carte che danno la distribuzione su scala mondiale delle aree sismiche attive, dove cioè i terremoti si verificano con maggior frequenza. Queste carte sono spesso collegate con altre che indicano la distribuzione dei vulcani attivi e delle fasce di orogenesi recente. Oltre alle carte sismiche generali, se ne costruiscono altri tipi, come le carte a isosiste, nelle quali sono disegnate le linee che uniscono i punti in cui la scossa è stata registrata con la stessa intensità; sono utilizzate nella localizzazione degli epicentri sismici.
Carte meteorologiche
Carte geografiche sulle quali vengono riportati, con opportuna simbologia, gli elementi meteorici che determinano lo stato del tempo sulla regione considerata. La carta meteorologica principale, utilizzata come base per la previsione del tempo, è la carta sinottica: essa fornisce un quadro riassuntivo dei dati meteorologici raccolti a una stessa ora, detta sinottica, da diverse stazioni distribuite sopra il territorio in esame. I principali elementi riportati sono la temperatura e la pressione mediante il tracciamento delle isoterme e delle isobare, i venti a diverse quote, l'umidità e la nebulosità; inoltre vengono indicati, ricorrendo a colori e a simboli convenzionali, le aree di instabilità, le aree di nebbia e di pioggia, le principali masse d'aria, i fronti caldi e freddi e i loro probabili spostamenti. Oltre a questa carta generale se ne costruiscono altre limitate alla rappresentazione di un determinato fenomeno riferito a prestabilite ore sinottiche o a periodi di tempo più lunghi; tra queste rientrano le carte delle isalloterme, delle isallobare, delle temperature massime e minime, delle precipitazioni, dei diagrammi termodinamici, ecc. Tutte queste carte, insieme a quelle sinottiche, vengono ormai elaborate direttamente da computer dedicati allo scopo e collegati con la rete internazionale delle informazioni meteorologiche. Utilizzando opportuni modelli matematici analitici e previsionali si passa poi dalla situazione osservata alle situazioni previste a breve, media e lunga scadenza, situazioni che vengono presentate graficamente attraverso carte meteorologiche dette previste. Con l'avvento dei grossi calcolatori elettronici veloci o super-calcolatori e con il diffondersi della telematica, le carte meteorologiche attuali e previste, non solo vengono elaborate direttamente dai super-calcolatori, ma vengono anche inviate in tempo reale agli utenti collegati in rete, oppure inviate via fax agli altri utenti.
Carte aeronautiche
Carte geografiche appositamente predisposte e realizzate per la navigazione aerea. Ne esistono diversi tipi, riconosciuti e codificati ufficialmente (vedi I.C.A.O.); hanno particolare formato per essere impiegate comodamente a bordo degli aeromobili. Le carte topografiche realizzate secondo la proiezione conforme di Lambert sono in varie scale (da 1:250.000 a 1:1.000.000) e servono principalmente per la navigazione aerea a vista: riportano le caratteristiche geografiche della parte di territorio alla quale si riferiscono, le indicazioni relative alle radioassistenze, le varie aerovie e quanto ancora può essere utile alla navigazione aerea. Tra le carte particolari vi sono: le carte di atterramento, che riportano le indicazioni relative a ostacoli esistenti nella zona intorno agli aeroporti; le carte di avvicinamento strumentale, sulle quali sono indicate le installazioni relative ai vari sistemi di atterraggio e le altitudini minime da osservare per la sicurezza del volo; le carte delle radioassistenze, con l'indicazione per il territorio riportato sulla carta stessa, di tutte le installazioni di radioassistenza; la carta per navigazione aerea polare, realizzata secondo precise norme radiogoniometriche (data la convergenza dei meridiani), per il volo sulle regioni polari; le carte radar, che riportano le caratteristiche orografiche del terreno come appaiono sugli schermi radar (usate per l'addestramento); le carte sinottiche del tempo, sulle quali, mediante particolari segni grafici, vengono evidenziate le condizioni atmosferiche esistenti al momento della compilazione nel territorio al quale sono riferite.
Carte nautiche
Particolari carte geografiche geografiche in cui oltre alla delineazione dell'andamento costiero sono riportate, a seconda delle possibilità offerte dalla scala, tutte quelle particolarità idrografiche che possono interessare un utente, dalla rappresentazione grafica delle profondità alla natura dei fondali, dall'indicazione della presenza di scogli, secche, bassi fondali, banchi a quella di correnti, di relitti, di segnalamenti diurni e notturni. La proiezione comunemente adottata nella cartografia nautica è quella detta di Mercatore o, impropriamente, cilindrica ridotta. La carta in rappresentazione di Mercatore è isogona, equivalente per piccole figure e parzialmente isometrica; non è possibile rappresentarvi i poli, e le zone di alta latitudine risultano notevolmente deformate, ma dato che le maggiori correnti di traffico marittimo non toccano le alte latitudini, questa limitazione non è significativa. Si usano inoltre carte nautiche in proiezione gnomonica, tanto a piccola scala, che consentono il facile tracciamento delle rotte ortodromiche, ossia della via più breve, e pertanto più rapida e più economica, tra i punti di partenza e di arrivo, quanto a grande scala, denominate piani nautici, per rappresentare porti, rade, zone di ancoraggio, ecc. Su tutte le carte nautiche vengono riportate le graduazioni in longitudine (con riferimento al meridiano di Greenwich) e in latitudine. I primi di latitudine sono divisi per convenzione internazionale in decimi anziché in secondi per consentire la lettura delle distanze con la precisione del decimo di miglio (1 miglio è pari alla lunghezza lineare di un primo di meridiano). Le linee batimetriche o isobate, ossia le linee ottenute congiungendo punti di uguale profondità, sono sempre indicate in nero, anche sulle carte a colori, con apposito simbolismo; sulle carte nautiche italiane vengono indicate, a seconda della scala, le isobate dei 2, 5, 10, 20, 50, 100 e 200 metri. L'indicazione dei segnalamenti luminosi e sonori, dei radiofari e delle stazioni radiogoniometriche, dei riflettori radar, ecc. è riportata secondo una simbologia adeguata e concordata. Le carte nautiche possono essere classificate in: carte oceaniche, a scala superiore a 1:3.000.000; si usano per tracciare rotte lossodromiche intercontinentali e per trasportare per punti dalle carte gnomoniche le rotte ortodromiche. Sono costruite sia in rappresentazione di Mercatore sia in proiezione gnomonica. Carte generali, con scala compresa tra 1:3.000.000 e 1:500.000; servono per il tracciamento di grandi itinerari e alla navigazione di altura; a causa della delineazione sommaria della costa e per la mancanza di molti segnalamenti diurni e notturni non possono essere usate per la navigazione costiera. Carte costiere, con scala compresa tra 1:500.000 e 1:50.000; con l'accuratezza massima resa possibile dalla scala sono riportati la linea di costa, la batimetria, la toponomastica e i segnalamenti marittimi. Piani nautici, carte a grande scala in proiezione gnomonica in cui figurano tutti i particolari relativi a fondali, segnalamenti, ormeggi, pericoli, ecc. dei porti e delle rade.
Carte celesti
Mappe, fotografiche o disegnate manualmente, nelle quali, mediante un sistema opportuno di coordinate celesti, sono riprodotte le posizioni e altri dati relativi a oggetti celesti notevoli. Le carte celesti sono generalmente riunite in atlanti e allegate ai relativi cataloghi.