camaldolése, órdine-
congregazione di monaci eremiti fondata nel 1012 da San Romualdo a Camaldoli. Osservano la regola benedettina e gli statuti particolari, tra i quali quello aggiunto dall'abate Rodolfo nel 1080. Inizialmente i monaci si raccolsero negli eremi di Camaldoli e di Fonte Avellana, ma altri ne sorsero spontaneamente o per iniziativa di pontefici. Un grande sviluppo ebbe l'eremo di Fonte Avellana con San Pier Damiani e molti dei suoi monaci furono scelti come vescovi delle Marche e dell'Umbria; ma nel 1325 l'eremo fu trasformato in abbazia e da allora iniziò la sua decadenza; nel 1569 fu unito a Camaldoli. Questo eremo salì a grande fama per la santità dei suoi monaci e per i privilegi papali e imperiali che ne estesero l'influenza su tutta la regione. Nella seconda metà del Quattrocento la fiorente comunità si frantumò in gruppi minori (gli eremiti di Monte Corona, i cenobiti, la congregazione piemontese, da cui ramificò quella francese) iniziando un'irreparabile decadenza. Nel 1086 fu fondato l'ordine delle monache camaldolesi di vita cenobica, di cui attualmente restano poche case. § I camaldolesi diedero vita a una particolare forma di monastero (diversa da quella dei contemporanei monasteri benedettini, cluniacensi, cistercensi), implicante un'organizzazione in senso urbanistico prima ancora che architettonico. Ne è esempio maggiore l'eremo di Camaldoli, a 1104 m di quota (da non confondersi con il monastero, a 816 m, inizialmente concepito con funzione di foresteria e ospizio e di cui sussistono, del sec. XVI, il chiostro, il refettorio e la farmacia), dove San Romualdo costruì, nel 1012, cinque capanne e un oratorio. Le attuali venti casette (dette celle), disposte in cinque file lungo piccole vie rettilinee, risalgono ai sec. XVI e XVII; ogni cella, di pianta rettangolare, possiede un portichetto dove si affacciano la porta d'ingresso, le finestre della camera e dello studiolo e la finestrella per il passaggio delle vivande.